Minori non accompagnati. Dopo le polemiche, la lettera aperta dell’assessore Corvi

"I servizi sociali non hanno quindi in carico un gruppo stabile di minori, un gruppo definito di ragazzi con i quali costruire un percorso educativo e formativo continuativo"

Sono tante le polemiche che sono nate in seguito all’operazione di polizia che aveva portato anche alla perquisizione di un albergo che ospita minori non accompagnati e dove era stata trovata droga, armi improprie e un maggiorenne. Della vicenda si era occupate anche alcune trasmissioni televisive nazionali. Oggi arriva una lettera aperta rivolta ai cittadini a firma dell’assessore Nicoletta Corvi che pubblichiamo qui di seguito.

“Mi permetto di intervenire in merito ai commenti e agli interventi che sono apparsi sulla stampa locale in riferimento ai minori stranieri che arrivano nella nostra città e che siamo chiamati ad accogliere. Intervengo perché ritengo che possa essere utile, al dibattito in corso, aggiungere alcuni elementi che possono servire a chiarire meglio la situazione nel suo complesso, perché la tentazione di individuare soluzioni “spicciole” a temi sociali complessi, che originano da situazioni economico-sociali a livello internazionale e nazionale, rischia di portarci lontano dalla realtà delle cose e di privarci della lucidità necessaria a leggere la problematica nelle sue varie e diverse articolazioni.

Spero quindi di riuscire a fornire qualche elemento e informazione utile a definire un quadro d’insieme che possa aiutare tutti noi a fare chiarezza:

1. Non essendoci al momento una “regia” a livello nazionale che destini ai territori regionali e provinciali di tutto il Paese “quote” definite di accoglienza, i minori arrivano spontaneamente nelle Regioni di confine (Sicilia, Calabria e Puglia, ) e in Lombardia ed Emilia-Romagna, regioni del nord ritenute più significative per servizi e opportunità, e vengono intercettati sui treni o in strada o si presentano autonomamente agli uffici delle Questure prevalentemente dei Comuni capoluogo delle regioni citate. Da quel momento i ragazzi vengono identificati e affidati ai Comuni che hanno l’obbligo di legge di accoglierli e ne diventano tutori responsabili. Non arrivano in modo lineare: nel nostro Comune siamo passati  dagli arrivi estivi 2022 e 2023 di 10/15 minori a settimana a 2/3 minori di questi ultimi mesi; Nel 2023 il fenomeno ha raggiunto un picco molto significativo: nel corso dell’anno appena concluso sono stati infatti affidati al Comune dalle forze dell’ordine 220 nuovi minori non accompagnati; nel 2021 ne erano stati accolti complessivamente 62. Abbiamo pertanto dovuto organizzare una accoglienza di primo livello, atta cioè ad accogliere in modo flessibile numeri piccoli e grandi e soprattutto a rispondere con tempestività all’obbligo di accoglienza. Si tratta di una accoglienza temporanea, sostanzialmente rivolta alla fascia di età 16-18, resasi necessaria perché il flusso degli arrivi ha superato di gran lunga la capienza nelle comunità socio educative sia del nostro territorio che a livello nazionale.

2. I servizi sociali non hanno quindi in carico un gruppo stabile di minori, un gruppo definito di ragazzi con i quali costruire un percorso educativo e formativo continuativo. I minori arrivano e spesso noi siamo solo una tappa del loro viaggio. Diversi si fermano qualche settimana e poi ripartono verso altre destinazioni; ma, in ogni caso, siamo anche noi a trasferirli mano a mano che riusciamo a reperire posti disponibili in comunità educative adeguate: praticamente tre o quattro volte al mese i nostri operatori accompagnano minori in carico presso comunità educative da Trieste a Napoli per consentire loro di vivere una esperienza educativa più a dimensione familiare o comunitaria. Ne consegue che lavoriamo in un cambiamento continuo di minori e situazioni e, pur non rinunciando ad un accompagnamento educativo, sappiamo che per molti di loro è un accompagnamento a tempo, parziale, che spesso non ci consente di costruire relazioni e proposte stabili e continuative

3. L’attività illustrata dal presidente della cooperativa sociale L’Ippogrifo, contattato nei giorni scorsi dalla stampa non è certamente esaustiva dell’impegno dell’Amministrazione comunale nella gestione dei minori stranieri non accompagnati ad essa affidati. Oltre ai servizi già illustrati,  i minori sono coinvolti e partecipano ad una pluralità di altri interventi di alfabetizzazione linguistica, di gestione del tempo libero, di formazione professionale. Questo avviene grazie alla collaborazione con diversi soggetti del territorio: in primis il CPIA per la parte linguistica, la Scuola Edile grazie al Protocollo promosso dalla Prefettura di Piacenza  e che coinvolge diversi soggetti tra cui il nostro Comune, allo scopo di inserire i minori in percorsi di formazione professionale e far apprendere un mestiere, ma anche associazioni di volontariato e di promozione sociale, società sportive e altri soggetti del privato sociale che hanno coinvolto i ragazzi in corsi di teatro, di fotografia, di falegnameria, allenamenti e tornei sportivi, per una gestione formativa ed educativa del tempo libero.

Vorrei infine soffermarmi sulle soluzioni proposte da alcuni cittadini riguardo al rispetto delle regole e alla disciplina. Chi ha o ha avuto figli adolescenti sa che deve fare i conti con ritardi nel rientro serale oltre l’orario o discussioni sulle regole familiari in generale, sul riordino della camera o sul rispetto degli impegni presi; ciascun genitore ha messo in atto e mette in atto le proprie “strategie educative” all’interno di un rapporto tra genitori e figli che, per quanto conflittuale, si sviluppa all’interno di una relazione d’amore e di rispetto. Per i minori stranieri queste “strategie educative” funzionano per qualcuno ma non per tutti, qualche volta ma non sempre, perché fondamentalmente la relazione di fiducia e di rispetto, ovvia all’interno di una famiglia, deve essere costruita con pazienza e tenacia ogni giorno. Possiamo non farli uscire? No, sarebbe sequestro di persona! possiamo togliere il cellulare? spesso è l’unico contatto con la famiglia lontana. Neppure possiamo dimetterli dalla struttura di accoglienza perché ne abbiamo la tutela e ciò li porrebbe in una situazione di rischio, di cui dovremmo rispondere. Possiamo segnalare alle Forze dell’ordine o alla Prefettura comportamenti scorretti? Certo e lo facciamo. Molti dei controlli e dei sopralluoghi da parte delle Forze dell’ordine partono da nostre segnalazioni ma cosa può accadere dopo? Il carcere? non è perseguibile e certamente non auspicabile.

Abbiamo il problema ma non abbiamo strumenti se non quelli che stiamo mettendo già in atto. Tra i minori che accogliamo alcuni in particolare manifestano comportamenti inaccettabili e a rischio: per questi chiediamo l’allontanamento come “segnale forte”, per loro e per il resto del gruppo, che non tutto è permesso e che, nonostante noi non possiamo far altro che accoglierli, dentro questa accoglienza ci sono regole e condizioni che, se violate, devono avere una conseguenza. 

Quindi certamente ci vorrebbero due condizioni importanti: un cambiamento a livello governativo del sistema di accoglienza e distribuzione dei minori su tutto il territorio (ora il tema è solo e soltanto sulle spalle dei singoli Comuni!) e più strumenti per intervenire su chi non vuole inserirsi davvero nel nostro Paese, non rispettandone le regole,  e per chi invece nel nostro Paese sogna un futuro migliore. Ora i Comuni di fatto sono i tutori dei minori senza però poter agire da genitori!

Infine, se mi è concesso, vorrei lanciare un appello, che rivolgo a tutti i cittadini e le cittadine di Piacenza, a non fermarsi alla lettura superficiale  di un disagio, per quanto grave e “scomodo”, ma di desiderare di capire e di agire. Sono personalmente a disposizione, così come i servizi sociali comunali,  per approfondire ed individuare, se ci saranno le condizioni, eventuali ulteriori azioni per una gestione anche comunitaria di tale fenomeno”.

Nicoletta Corvi

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