Il vertiporto di Katia Tarasconi, un progetto che rischia di non decollare mai

La giunta comunale di Piacenza ha stanziato 48.000 € per uno studio preliminare. Vi spieghiamo perché la nostra città potrebbe non avere le caratteristiche necessarie per questo servizio i cui costi di costruzione e gestione saranno milionari

Fra le promesse elettorali messe in campo da Katia Tarasconi poco più di un anno fa c’era quella del vertiporto, un piccolo aeroporto dedicato a velivoli elettrici a decollo verticale che il sindaco vorrebbe costruire a Piacenza. Proprio per mantenere questo impegno arriva ora lo stanziamento da parte della giunta da lei guidata di ben 48 mila euro che serviranno per realizzare uno studio di fattibilità.

Avere dei sogni è sempre bello e positivo, tanto più quando questi guardano al futuro. Prima però che la nostra amministrazione spenda quasi cinquanta mila di euro in un progetto invitiamo il sindaco, il  suo vice Perini e tutta la giunta a dedicare qualche oretta ad una lettura assai interessante e del tutto gratuita, facilmente reperibile in rete. Si tratta della tesi di laurea magistrale di un giovane ingegnere piemontese, Tomas Rosetti, risalente all’anno accademico 2020/2021 ed intitolata “New Air Mobility: analisi di settore e dei modelli di business e possibile applicazione in Italia”.

Si tratta di un approfondito studio dedicato a questa nuova forma di trasporto aereo focalizzata in particolare su veicoli a decollo e atterraggio verticale (VTOL, vertical take-off and landing) proprio quelli che il sindaco Tarasconi vorrebbe portare a Piacenza.

Mancano ancora le regole europee

Prima di addentrarci nei contenuti della tesi va detto che, ad oggi, la gran parte delle aziende italiane ed estere è ancora nella fase di progettazione e prototipazione e si spera che i primi velivoli siano disponibili nel 2024.

La stessa  Easa, l’ Agenzia europea per la sicurezza aerea, sta mettendo a punto gli standard di certificazione per i VTOL, dunque un servizio “di massa” è al momento molto futuribile. Il tema della sicurezza non è affatto banale considerando che questi velivoli dovranno volare in aree urbane e vicino ad aeroporti, in via ipotetica anche in maniera autonoma, senza pilota.  Le regole europee (quando ci saranno) dovranno essere recepite in Italia dall’Enac e c’è chi teme che i tempi possano dilatarsi all’infinito.

I primi voli “dimostrativi” previsti per le Olimpiadi del 2026

A Milano, in occasione delle Olimpiadi del 2026 dovrebbero essere pronti due (di quattro) vertiporti cittadini che dovrebbero permettere un rapido collegamento con Cortina. Sea, la società che sta sviluppando il progetto con Skyports (leader del settore), ha ipotizzato di iniziare la costruzione entro il 2024 ed ha calcolato un investimento complessivo di 30 milioni di euro con un ipotetico fatturato di 13 milioni nel 2030 (2 milioni di utili ipotizzati a regime) quando i passeggeri di questi taxi volanti potrebbero essere, nell’area, circa 2 mila al giorno. Numeri che è bene tenere a mente per proiettarli su Piacenza.

Per un servizio di massa potrebbero volerci fra i 10 e i 20 anni

Secondo alcuni ricercatori del Politecnico di Milano – come Alex Zanotti – al di là di voli dimostrativi e progetti vetrina (come potrebbe essere il collegamento olimpico) i tempi per un servizio di linea basato su questi velivoli potrebbero essere assai più lunghi, stimabili in un arco temporale di 10-20 anni.

Non si conoscono ancora i velivoli, come si può progettare un vertiporto?

Al momento è molto difficile capire quali veicoli, fra quelli in progettazione, avranno la meglio. Per questo progettare un vertiporto a Piacenza, quando ancora non si sa nel dettaglio come saranno fatti i VTOL che vi atterreranno, che tipologia di ricarica necessiteranno, che prescrizioni di volo avranno, può sembrare quantomeno prematuro.

Per un vertiporto costi di costruzione fra i 500 mila € ed i 7,5 milioni di €

Un’altra domanda sorge spontanea partendo dai parametri milanesi: chi potrebbe mai aprire i cordoni della borsa nella nostra provincia estraendo i 7 milioni e mezzo di euro necessari per finanziare il progetto e soprattutto per mantenere in funzione il vertiporto anno dopo anno?

Costi di  gestione annua elevatissimi

Se Atene piange, Sparta non ride: già la costruzione sembra fuori portata ma sono i costi di gestione delle ad apparire ancora più proibitivi. Vediamoli entrambi, basandoli sulle tre tipologie di struttura ipotizzabili.

1) Vertihubs (vertiporto) una struttura con spazi di decollo ed atterraggio multipli, hangar per i velivoli, manutenzione, accoglienza passeggeri. Il costo stimato è variabile fra i 5 ed i 7 milioni di dollari ed il mantenimento annuo fra i 15 ed i 17 milioni di dollari.

2) Vertibases (basi verticali) struttura di minori dimensioni con circa tre spazi per l’atterraggio ed il decollo, manutenzione e ricovero mezzi. In questo caso il costo scenderebbe a circa 500/800 mila dollari per la costruzione e dai 3 ai 5 milioni per l’operatività annua.

3) Vertipads (piattaforme di atterraggio) la più piccola fra le possibili tipologie con un solo spazio per il decollo e l’atterraggio e spazio limitato per il parcheggio e la manutenzione con un costo di costruzione fra i 200 mila ed i 400 mila euro ed un costo di mantenimento annuo fra i 600 ed i 900 mila euro all’anno.

Non è dato sapere a quale modello di vertiporto punti la giunta Tarasconi anche se il costo di mantenimento parrebbe rendere non affrontabile neppure l’ipotesi meno costosa. Peraltro dalla dimensione e dal numero quotidiano di voli in entrata ed uscita (centinaia se non migliaia) dipende la sostenibilità economica del progetto.

Per volare da Piacenza a Malpensa potrebbero volerci oltre 300 euro a persona

Ritornando alla tesi del giovane torinese nascono altri importanti interrogativi a partire dal costo del servizio lato utente. Anche se oggi si tratta solo di mere ipotesi, il costo stimato da Uber (una delle aziende internazionali che lavorano all’implementazione di servizi con aerotaxi a decollo verticale) è di 2,92 € al chilometro a passeggero, mentre secondo la Nasa potrebbe essere di 3,18 € al chilometro. Questo significa che considerando una cifra intermedia di 3 €/km per percorrere i 55,74 km. (in linea d’aria) fra Piacenza e Linate bisognerebbe sborsare 167,22 € a persona, per raggiungere Malpensa (109,02 km.) servirebbero 327,06 €, mentre per Orio al Serio il biglietto potrebbe costare 207,21 € (69,07 km.) mentre per sbarcare in piazza Duomo a Milano la cifra ipotetica potrebbe essere di 181,02 €(60,34 km).

Prendendo per buone queste cifre chi mai (almeno nei primi anni di servizio dei VTOL e fino al “crollo” dei prezzi) potrebbe mai permettersi il viaggio in aerotaxi?

Il dubbio è che Piacenza non sia sufficientemente grande e non abbia la giusta collocazione geografica per un simile servizio, almeno finché le “macchine volanti” non diventeranno alla portata di tutti i cittadini.

Secondo i modelli di business Piacenza è troppo distante dalle possibili destinazioni

Tra l’altro negli studi delle varie società che stanno costruendo modelli di business basati sulla “New Air Mobility” viene individuato un limite applicativo per questa tipologia di mezzi che è fissato in 50 km. e che dunque vedrebbe la nostra città tagliata fuori da qualunque collegamento con le sopracitate mete milanesi, le uniche potenzialmente interessanti (Bologna dista 137,65 km. mentre Parma sarebbe appena fuori portata con 57,17 km. in linea d’aria).

Ma i guai non finiscono qui ed il sogno sindaco Tarasconi rischia di non decollare mai.

Come scrive Tomas Rosetti nella sua tesi la stessa multinazionale Uber ha stilato una sorta di decalogo per stabilire dove potrebbe avere senso proporre un servizio di New Air Mobility e la nostra città sembrerebbe non rientrare in quasi nessuno di questi “canoni”.

Dove, secondo Uber ha senso costruire un vertiporto

«Secondo Uber le condizioni per la proliferazione della New Air Mobility in una città sono:

• Un’ampia area urbana/metropolitana (che Piacenza non ha ndr).

• Una popolazione almeno pari al milione di abitanti e con una densità superiore a circa 400 abitanti per chilometro quadrato (che Piacenza non ha ndr).

• La presenza di una solida rete di trasporto terrestre, che possa facilmente connettere gli abitanti da un trasporto via terra a uno via cielo, al fine di migliorare l’esperienza di viaggio

• Almeno un grande aeroporto separato dal centro della città, e che per raggiungerlo richieda un viaggio piuttosto lungo, per via della distanza, del traffico o di altri colli di bottiglia (non applicabile ndr).

• Alta congestione di traffico, che comporta tempi di viaggio sempre più lunghi e maggiori costi (che Piacenza non ha ndr)

• Condizioni climatiche stabili, dato che al contrario un clima avverso potrebbe influenzare l’affidabilità delle operazioni, la fornitura di servizi e il comfort del viaggio (bisognerebbe considerare il problema delle nebbie in inverno ndr)».

Proprio basandosi su questi elementi Uber «ha ipotizzato come prime città dove poter applicare il proprio servizio di taxi aereo Los Angeles, Dallas e Melbourne. Altre città che sono in lizza per poter vedere il volo delle prime operazioni commerciali sono Singapore, Parigi, Londra e Dubai, oltre ad altre grandi megalopoli in tutto il mondo. In generale, praticamente tutte le grandi megalopoli del mondo soddisfano le condizioni di cui sopra!».

In conclusione i detrattori possono legittimamente darci dei megalomani perché da piacentini ci vantiamo dei nostri tre salumi Dop, perché ci vanagloriamo del fatto che la nostra coppa è migliore di quella di Parma,  perché i pisarei li abbiamo inventati noi …. ma da cittadini megalomani a città megalopoli, la strada per Piacenza pare davvero lunga, molto lunga … anche in linea d’aria.

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Carlandrea Triscornia
Giornalista professionista si è laureato in giurisprudenza presso l’Università di Bologna. Ha inoltre ottenuto il Diploma in Legal Studies presso la Cardiff Law School - Università del Galles (UK). Ha iniziato la sua carriera come collaboratore del quotidiano di Piacenza Libertà. Dopo un corso di giornalismo radiotelevisivo ha svolto uno stage presso l’emittente Telereggio divenendone prima collaboratore e poi redattore. Successivamente ha accettato l’incarico di direttore generale e direttore editoriale di Telecittà emittente regionale ligure, dove ha lavorato per tre anni. E’stato quindi chiamato dalla genovese Videopiù ad assumere il ruolo di responsabile delle sedi regionali di SkyTG24 affidate in outsourcing alla stessa società. Trascorsi cinque anni è rientrato nella nativa Piacenza avviando una attività imprenditoriale che lo vede tuttora impegnato. Ha fondato PiacenzaOnline, quotidiano di Piacenza di cui è direttore responsabile. Ha collaborato con l’Espresso e con Avvenire oltre che con Telemontecarlo - TMC News come corrispondente dall’Emilia ed ha lavorato come redattore presso Dodici-Teleducato Parma. Appassionato di Internet e di nuove tecnologie parla correntemente inglese. Sposato, ha due figli.

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