Presidio sotto il Comune contro la fuoriuscita dalla rete Re.a.dy

Presidio sotto il Comune contro la fuoriuscita dalla rete Re.a.dy

Con un presidio anti-discriminazione sotto la sede del comune nel pomeriggio di sabato 14 ottobre Piazzetta Mercanti si è riempita per esprimere il proprio dissenso nei confronti della decisione della giunta Barbieri di uscire dalla rete “Re.a.dy”, costituita da enti locali che hanno avviato politiche al fine di favorire l’inclusione sociale di cittadini e cittadine LGBT a Piacenza.

Presenti alla manifestazione varie autorità di livello nazionale, i promotori Glitch – Gruppo Giovani Arcigay di Piacenza e L’atomo, comitato territoriale di Arcigay, ma anche realtà come UAAR (Unione degli Atei e Agnostici Razionalisti), CGIL, UIL, Famiglie Arcobaleno, AGEDO, Sinistra per Fiorenzuola e tante altre, per un totale di circa 300 manifestanti.

La presidente provinciale di Arcigay Paola Romanini ha sottolineato con fermezza che «in questo modo stiamo tornando al medioevo. Non è vero che è dispendiosa, perciò non si capisce perché uscire dalla rete. C’è stato un primo incontro col sindaco per trovare un accordo, ma non pare che ci siano stati grandi passi avanti, per questo stiamo pensando a nuovi strumenti per comunicare il nostro disaccordo, anche negli ambienti di lavoro. Ad esempio vorremmo aprire uno sportello pubblico».

La giunta comunale lo scorso 5 ottobre ha adottato questo provvedimento, caldeggiato dal gruppo consiliare Lega Nord e portato avanti prima da Massimo Polledri, assessore alle politiche per la Famiglia, e da Tommaso Foti poi.

Foti, nel suo ruolo di consigliere regionale ha proposto, nelle scorse ore, la fuoriuscita addirittura dalla rete a livello emiliano-romagnolo.

«Si tratta di una speculazione politica di bassissima lega – ha affermato il segretario nazionale Arcigay Gabriele Piazzoni – l’obiettivo della rete è quello del mutuo scambio di buone pratiche, contribuendo alla creazione di un clima sociale di rispetto e confronto libero da pregiudizi: il segnale che viene mandato con questa decisione è che al Comune di Piacenza delle persone LGBT non frega nulla».

Durante gli interventi è stato possibile per i presenti scrivere propri messaggi anti-discriminazione su post-it, che sono stati raccolti dagli organizzatori e consegnati al comune.

Altro tema che è stato al centro di un duro attacco, è quello della presunta “Teoria del Gender”: «Parlano di questa cosa come se fosse terrorismo psicologico – ha evidenziato il presidente di Arcigay Flavio Romani. – Secondo chi ha preso questa posizione, l’ideologia gender avrebbe lo scopo di omosessualizzare la società. Noi semplicemente andiamo nelle scuole a raccontare le nostre vite».

«Non vogliamo accontentarci di essere motivo di dibattito – ha aggiunto Sara Dallabora di Famiglie Arcobaleno -, di sentirci cittadini di serie B per evitare di urtare la sensibilità di certi politici. Sono argomenti che per giunta con la politica non dovrebbero avere nulla a che fare. Temo che i nostri bambini possano essere ulteriormente vittime di bullismo e discriminazione».

Non si tratta di avere o meno ragione, ma di applicare la legge. Discriminare non è una posizione politica, è reato. «Siamo qui e mettiamo a disposizione tutta la nostra indignazione – ha commentato Stefano Cugini, ex assessore al Welfare del Comune di Piacenza -, la democrazia che rivendica diritti, togliendoli ad altri, è malata».

Dario Marini Ricci di Sinistra per Fiorenzuola ha espresso il proprio dispiacere nel vedere che «siamo davanti ad un’amministrazione che su determinate tematiche invece che aprirsi si sta chiudendo».

Un passo indietro è stato fatto. Tuttavia cittadini e associazioni di Piacenza si sono dimostrate pronte a reagire.

 

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