Pescatori di frodo sul Po: sopresi dai carabinieri

Sono stati denunciati per bracconaggio ittico e maltrattamento di animali.  Sequestrati 500 metri di reti, un elettrostorditore e 200 kg di pesce. Erano in un'area golenale a Villanova sull’Arda

Nella notte di lunedì i carabinieri forestali sono intervenuti lungo il Po per fermare due presunti pescatori di frodo, che erano stati segnalati dai guardia pesca volontari.

L’intervento è avvenuto intorno alle quattro del mattino in un’area golenale del Po, più precisamente in un lago di cava ubicato in località Soarza nel Comune di Villanova sull’Arda (PC). I militari, che erano appostati dall’imbrunire, hanno sorpreso i due bracconieri, di origine romena, intenti ad issare delle reti a bordo di un gommone. Terminate le operazioni di trasbordo dei materiali e del pescato, i due uomini stavano per allontanarsi a bordo di un veicolo. E’ così scattato il controllo dei carabinieri forestali che hanno trovato i pescatori di frodo con circa 200 kg di pescato illegale e con una ricca attrezzatura da pesca.

Tra i vari strumenti presenti nell’auto i militari hanno trovato anche un “elettrostorditore”; strumento in grado di emanare scariche elettriche all’interno della colonna d’acqua così da stordire il pesce o farlo scappare nella direzione delle trappole disseminate in luoghi strategici del fiume, come insenature o lanche.

A conclusione dell’accertamento i due rumeni sono stati denunciati per bracconaggio ittico in acque interne e maltrattamenti di animali ed è pertanto scattato il sequestro del mezzo su cui stavano viaggiando, dei due gommoni, dei cinquecento metri di reti da pesca, del pescato (carpe, pesci gatto, amur, pesci siluro e lucci perca) e di tutti gli strumenti di pesca illegali.

I carabinieri forestali evidenziano come ad essere gravemente minacciata dall’impiego di “elettrostrorditori” (oltre alle specie ittiche oggetto di pesca) è l’ittiofauna minore, i crostaci e i molluschi che rimangono accidentalmente uccisi dall’utilizzo di questi metodi estremante letali e per nulla selettivi.

Da diversi anni i delicati ambienti fluviali del bacino padano sono sempre più minacciati da casi di bracconaggio ittico, perpetrati da pescatori irregolari che catturano ingenti quantità di pesce utilizzando metodi di pesca vietati che danneggiano pesantemente gli habitat di acque dolci.

L’attività di contrasto alla pesca illegale, compito specifico svolto dalla specialità forestale dell’Arma dei carabinieri, svolta in sinergia con i pescatori e i volontari ha contribuito in maniera sostanziale ad una riduzione degli episodi di bracconaggio lungo l’intera asta fluviale del Po.

 

 

 

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