“La Russia non è Putin”. Interessante conferenza all’ISII Marconi

La professoressa Giulia De Florio ha incontrato gli studenti e parlato della guerra in Ucraina

“Protesta e dissenso nella Russia di oggi”: era questo il titolo dell’incontro svoltosi nei giorni scorsi nell’aula magna dell’ISII Guglielmo Marconi. La professoressa Giulia De Florio, ricercatrice dell’Università di Parma ha esposto la situazione interna della Russia incentrando la propria relazione sul dissenso e sulle proteste dei cittadini contro il governo di Putin.

La guerra in Ucraina, ha spiegato la docente, è una situazione venutasi a creare già otto anni fa, non solo l’anno scorso ma da allora le proteste contro il governo del Cremlino sono aumentate a dismisura.

La Russia è un Paese che tradizionalmente insabbia qualsiasi notizia negativa che potrebbe trapelare su di sé, anche con la forza, e questo è stato uno dei punti fondamentali per i 20 anni di “putinismo”.

La propaganda di Putin si è basata su alcuni punti fondamentali: in primis ha vietato ai canali televisivi di trasmettere immagini sulla guerra per poi arrivare a bandire alcuni termini proprio come guerra per evitare di alimentare le proteste dei cittadini contro il suo governo. Molti abitanti russi però non ci stanno e decidono di protestare pur sapendo il rischio a cui vanno incontro. Uno degli ultimi casi risale al 10 aprile quando lo storico e giornalista Vladimir Kara-Murza (noto oppositore del governo di Putin), dopo aver ricevuto una condanna di 25 anni di carcere, ha voluto esprimersi nel suo ultimo discorso, concessogli dal sistema giudiziario russo. Il suo obiettivo però non è stato quello di cercare di alleggerire la sua pena ma bensì per riconfermare in modo convinto e coraggioso la sua opposizione al governo russo concludendo poi con una frase destinata a restare negli anni «Il nostro Paese sarà libero, fatelo sapere a tutti!».

La docente ha ricordato anche che in Russia, il 1° aprile 2022, poco più di un anno fa, si è tenuto un processo contro quattro studenti, redattori di una rivista on line indipendente, che si chiamava “Doxa”, una parola greca che significa “opinione”, che già allora era sottoposta a censura.

Uno di questi 4 ragazzi, Armen Aramjan, ha pronunciato queste frasi nella sua “ultima dichiarazione”.

(Il nostro) “È uno Stato che è riuscito a terrorizzare tantissime persone, che ha costrette a tacere e a non dire cosa pensano di questa guerra. Quello che penso io in questi giorni è una cosa soltanto: come lottare contro questa paura così forte. Come andare avanti e aiutare gli altri, quando in realtà vorremmo solo scappare, nasconderci in un bozzolo e far finta che tutto questo non stia accadendo. I russi non vogliono la guerra, sono così contro la guerra che a volte non riescono nemmeno a credere che stia accadendo davanti ai loro occhi”.

Concludendo poi con queste ultime parole:

“A prescindere dalla sentenza, faccio appello ai giovani di tutta la Russia, e faccio quello stesso appello che secondo l’accusa sarebbe un invito a protestare: non abbiate paura e non isolatevi. La paura è l’unica cosa che consente loro di dividerci”. [da “Proteggi le mie parole”, pp. 133-134].

La sentenza è stata emessa il 12 aprile 2022, con la condanna di tutti e quattro i redattori: hanno perso il lavoro, hanno dovuto interrompere gli studi ancora prima della sentenza. Dopodiché hanno dovuto lasciare il Paese.

Da allora le cose sono ulteriormente peggiorate

Publicità

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il commento
Inserisci il tuo nome