Incontro dei suinicoltori con il commissario straordinario alla Psa

Parmigiani: "Positivo l’obiettivo di zero cinghiali nei distretti suinicoli, ma stamattina la carcassa a Podenzano ci racconta un’altra realtà"

Erano rappresentanti gran parte dei suinicoltori del nord Italia nella sala di Alessandria all’incontro organizzato da Confagricoltura ieri pomeriggio con il commissario alla Psa Vincenzo Caputo. Sul tavolo dei relatori, a fianco del commissario, una squadra coesa anche se provata dalla battaglia per fermare questa malattia che sembra invincibile: Rudy Milani presidente della federazione nazionale di prodotto Suinicola di Confagricoltura, Giovanna Parmigiani componente di Giunta nazionale e presidente della sezione suinicola di Confagricoltura Piacenza ed Enrico Allasia presidente di Confagricoltura Piemonte.

In sala tanti suinicoltori anche dalla provincia di Piacenza insieme al direttore Marco Casagrande e alla responsabile della comunicazione Elena Gherardi.

Il commissario ha indicato la via dei distretti suinicoli: aree in cui la presenza del cinghiale deve essere portata a zero. Ha ribadito l’utilità della biosicurezza rafforzata, si è impegnato a farsi carico di chiedere conto delle speculazioni commerciali in corso, soprattutto, ha dialogato e ascoltato per un intero pomeriggio il grido disperato di allevatori che vedono la loro carne deprezzata, da un momento all’altro, in base al ritrovamento di cinghiali positivi alla Psa anche a chilometri dal loro allevamento, pur avendo attuato tutte le misure di difesa necessarie e pur avendo maiali sani.

Il commissario ha annunciato l’imminente uscita della nuova determina che dovrebbe intervenire indirettamente sulle pratiche commerciali sleali, permetterà inoltre ai cacciatori che abbattono cinghiali sani in zona di restrizione di consumarne le carni senza uscire dalla zona di restrizione stessa. Il passaggio più interessante sembra essere quello di coinvolgere attivamente i cacciatori degli Atc chiedendone un distacco per 90 giorni al servizio dello Stato per effettuare i piani di depopolamento.

“Ringraziamo il Commissario – hanno ribadito Parmigiani e Milani – la platea non è facile perché la disperazione è tanta e purtroppo giustificata. Auspichiamo che il proficuo dialogo di aggi abbia ulteriormente sollecitato la sua sensibilità”.  Diverse nel corso del pomeriggio le testimonianze degli allevatori che a più voci hanno dichiarato di essersi sentiti “lasciati soli”.

Un altro elemento di riflessione condiviso è stata la manifesta diversificazione delle situazioni a livello territoriale.

Per ammissione dello stesso Commissario “i territori non vanno tutti alla stessa velocità. Ci sono zone come il cuneese e nel pavese dove le azioni di depopolamento hanno fermato l’avanzare della malattia e altre no”.

Lo sanno bene gli allevatori piacentini che questa mattina si sono svegliati con la notizia di una carcassa positiva ritrovata a Podenzano e sulle chat si stanno rincorrendo aggiornamenti e timori sulle prossime zone di restrizione.

Tra le tante testimonianze ha preso parola l’allevatore piacentino Volpicelli: “ho una domanda, di chi è il cinghiale? Se il mio cane morde qualcuno io devo risponderne, dei danni che stanno procurando i cinghiali chi ne risponde?”.

“Lavoreremo a tutti i livelli perché vengano istituiti i distretti suinicoli – hanno detto i vertici di Confagricoltura – ma anche ammettendo di riuscire ad avere zero cinghiali nel distretto, gli impatti che già oggi stiamo avendo sulla filiera per una malattia che è sostanzialmente esterna alle nostre porcilaie, rischiano di far sì che prima di arrivare a zero cinghiali si arrivi a zero maiali”.

“Attenzione – ha detto Caputo – a chi vuole speculare sulla pelle degli allevatori, perché i loro suini sono il primo tassello del brand dei salumi italiani che vale milioni di euro di Export. Se muoiono gli allevatori muore anche la trasformazione”.

“Ci chiediamo – aggiunge il direttore di Confagricoltura Piacenza Marco Casagrande – perché nelle nostre zone gli abbattimenti siano ampiamente inferiori rispetto al necessario, nonostante la disponibilità di cacciatori ed Atc e nonostante la disponibilità degli allevatori a contribuire anche economicamente, il dubbio è che si faccia ostruzionismo da parte delle autorità politiche e sanitarie provinciali e regionali”.

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