Il Vescovo parla al mondo della scuola

Con un video si rivolge agli studenti delle elementari, delle medie e delle superiori. Agli insegnanti e alle famiglie: “Remiamo tutti dalla stessa parte, l’educazione è una priorità”

È un messaggio che segue più canali quello inviato dal vescovo mons. Adriano Cevolotto per l’inizio dell’anno scolastico. C’è un testo scritto indirizzato a tutto il personale scolastico e alle famiglie ma ci sono anche tre video pensati per gli studenti della scuola primaria (le elementari) e la scuola secondaria di primo grado (le medie) e di secondo grado (le superiori).

I video sono disponibili sul sito della diocesi www.diocesipiacenzabobbio.org e raggiungeranno ragazzi e giovani in primo luogo attraverso il circuito delle parrocchie. Nei prossimi giorni verrà diffuso anche un messaggio indirizzato agli universitari.

Un patto educativo

“Remare tutti dalla stessa parte”: è l’invito che il vescovo mons. Adriano Cevolotto rivolge in un messaggio indirizzato agli adulti coinvolti nel mondo della scuola, dai dirigenti agli insegnanti e a tutto il personale, dai genitori ai nonni. Occorre sempre più – sintetizziamo le sue parole – un patto educativo sostenuto da tutti perché le nuove generazioni respirino un clima positivo.

Se si crede che l’educazione sia una priorità, occorre lavorare insieme perché educare è aver a che fare con le persone. Oggi, di fronte ai problemi che man mano emergono, si fa giustamente appello alla scuola. Ma il delegare tutto ad un’unica agenzia educativa rischia di farla soffocare e di renderla il bersaglio di tutti gli insuccessi formativi che invece riguardano tutti.

Per questo – aggiunge il Vescovo – la strada è l’interdisciplinarietà e la collaborazione, anche se non facile, tra tutti coloro che sono legati dall’impegno educativo: “la scuola non finisce con il suono della campanella”.

E per non sentirsi inadeguati di fronte a tante richieste che la scuola riceve, l’inizio dell’anno scolastico – sottolinea mons. Cevolotto – può essere l’occasione per “ridirsi, tra tutti i soggetti implicati nell’agone educativo, cosa è proprio di ciascuno. Qual è il compito specifico della scuola? Come la scuola può offrire il proprio contributo affinché i nostri ragazzi siano in grado di affrontare le sfide della loro e nostra vita? Ed insieme, quali altri soggetti offrono strumenti e luoghi educativi?”.

Nel messaggio video per gli alunni della scuola primaria il Vescovo propone un racconto, “Il falco pauroso”, timoroso di spiccare il volo, a partire dal quale ha rivolto un invito: “Tutti siamo nati per volare, per liberare il bello e il buono che c’è in noi”. Ciò che a volte ci blocca è la pigrizia, la paura di non farcela o di sbagliare. “Il mio augurio per questo nuovo anno scolastico – sono le sue parole – è che crediate che siete fatti per volare e che troviate qualcuno che vi convince che lo star seduti pigramente e sfiduciati sul proprio ramo fa sì che si  perdano cose belle  ed importanti”.

Ai ragazzi delle medie il Vescovo suggerisce la curiosità come atteggiamento fondamentale: “la curiosità – sono le sue parole – è una forza che spinge ad andare oltre, è una fucina di interessi, è una sorgente di desideri, di conoscere e di provare”. E se studiare richiede voglia e costanza (“è il sale della vita che le dà sapore”), non bisogna scordarsi che la scuola è un luogo in cui costruire amicizia vera andando oltre i pregiudizi per scoprire la ricchezza di ogni persona.

La scuola è relazione – dice il Vescovo rivolgendosi agli alunni delle superiori -: avere delle attese è fondamentale per potersi mettere a cercare insieme. Oggi “siamo immersi nella ricerca fai-da-te” che ci spinge a cercare in internet ogni risposta. Ma la vera ricchezza della scuola è data da chi vive con noi – dai compagni di classe agli insegnanti – questo cammino di crescita.

Proponiamo di seguito il testo integrale della “Lettera a chi opera nella scuola per l’inizio dell’anno scolastico”, scritta dal Vescovo.

LETTERA A CHI OPERA NELLA SCUOLA PER L’INIZIO DELL’ANNO SCOLASTICO

La ripresa dell’anno scolastico è sempre carica di attese. Non solo per i ragazzi e per le loro famiglie. Ci sono infatti delle attese implicite che provengono da più parti per cui negli anni si è richiesto alla scuola una molteplicità e varietà di competenze educative. Prova ne sia il fatto che in questi decenni le sono stati affidati compiti di ogni tipo: dall’educazione civica al sostegno psicologico, dall’educazione all’uso dei social a quella relazionale, dall’educazione affettivo-sessuale a quella ambientale, … e ogni volta che emerge una qualche istanza educativa si fa appello alla scuola perché la inserisca nelle proprie finalità.

Da una parte questo segnala un aspetto importante: oggi l’educazione è una priorità e alla scuola è riconosciuto questo specifico compito, che può raggiungere tutti. E richiama il fatto che l’educazione riguarda la persona, che è un intreccio di dimensioni impossibili da scomporre. Ma per questa strada si insinua il serio pericolo di delegare tutto ad unica agenzia educativa – la scuola – che rischia di soffocare e di diventare il bersaglio facile di tanti insuccessi formativi che invece ci riguardano. Sono di tutti. Nessuno escluso.

Temo che l’abbassamento del livello di soddisfazione di chi opera tutti i giorni con i nostri figli, con il conseguente impoverimento delle motivazioni, dipenda anche dal sentirsi inadeguati a tante richieste (quando non sono addirittura delle vere e proprie pretese). Sarebbe utile, all’inizio di un anno scolastico, ridirsi, tra tutti i soggetti implicati nell’agone educativo, cosa è proprio di ciascuno. Qual è il compito specifico della scuola? Come la scuola può offrire il proprio contributo affinché i nostri ragazzi siano in grado di affrontare le sfide della loro e nostra vita? Ed insieme, quali altri soggetti offrono strumenti e luoghi educativi?

Pur riconoscendo che l’eccesso di attese non può essere assecondato, credo che l’invito da raccogliere sia quello che chiede a ciascuno – nel suo compito specifico e nella competenza riconosciutagli – di tener conto anche dell’insieme. Oggi più che mai l’interdisciplinarietà – in ambito scolastico – e la collaborazione tra i soggetti deputati alla formazione e all’educazione, sono avvertite come risorse e come strade da percorrere. So bene che lavorare insieme – penso in questo momento in particolare ai docenti – non è facile, ma si impara, sperimentando, come in parte sta già avvenendo.

Mi rivolgo quindi a voi adulti che in modi diversi avete a che fare con l’esperienza unica e affascinante che è la scuola. Penso a voi dirigenti scolastici, a voi docenti – di ogni ordine e grado -, a voi personale amministrativo e ausiliario che contribuite a fare scuola. E penso anche a voi genitori (e vorrei aggiungere anche i nonni) che di questo percorso scolastico siete parte attiva, perché la scuola non finisce con il suono della campanella.

A tutti esprimo la stima e la gratitudine per un servizio alle nuove generazioni del nostro territorio che è un servizio educativo ai singoli ragazzi, ma che insieme è servizio civile e sociale.

Mi permetto di rivolgervi un invito: rinnovate all’inizio di questo anno scolastico e ogni giorno, un’alleanza, un patto educativo che vi impegni a remare tutti dalla stessa parte. Ci saranno inevitabilmente delle tensioni e delle valutazioni differenti e magari divergenti. Ma affrontatele e risolvetele tra voi, in un clima di fiducia e di stima reciproca.

I bambini, i ragazzi e i giovani hanno bisogno di messaggi che orientano e non che disorientano. È indispensabile che verso l’adulto chiunque esso sia e qualunque sia il suo ruolo educativo, essi respirino un pensiero positivo. Qualora si fosse in presenza di comportamenti scorretti è fondamentale non generalizzare. In ogni crepa nelle relazioni tra noi adulti fiorisce la sfiducia e la disistima. Non dobbiamo dimenticarlo: la figura dell’adulto, fondamentale per chi sta crescendo, si salva o si rovina insieme. È un’illusione che un adulto si possa salvare agli occhi dei ragazzi screditando sistematicamente gli altri adulti. Non ci può essere competizione tra noi: in tal caso il campo di battaglia diventeranno i nostri figli. Sono convinto che questa sia una prima e necessaria risposta all’emergenza educativa.

Senza tratteggiare con toni preoccupanti lo scenario che stiamo vivendo, educare è una sfida che ci mette alla prova. Mette alla prova le nostre competenze e la nostra serietà professionale, come fa passare al vaglio la qualità umana e relazionale delle nostre persone. Una sfida affascinante che chiede passione. Per questo motivo, nei giorni di un nuovo inizio vi assicuro la mia vicinanza e fin d’ora la gratitudine per quanto offrirete per la crescita dei nostri ragazzi. Buon lavoro!

Mons. Adriano Cevolotto, vescovo di Piacenza-Bobbio

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