Giornata nazionale in memoria delle vittime del Coronavirus: Piacenza non dimentica

Anche le istituzioni e la comunità piacentina si stringono idealmente, nella Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia di Coronavirus, a tutti i concittadini che hanno pianto, a causa della pandemia, la perdita dei propri affetti più cari.

Nel “Giardino di vita” inaugurato due anni fa in via Portapuglia, che già nel nome racchiude l’intensità della memoria, fiorisce come ogni anno lo stemma “simbolo della nostra identità – sottolinea il sindaco Katia Tarasconi – e di un sentimento nel quale ancora oggi ci riconosciamo: nel dolore che abbiamo condiviso, così come nella riconoscenza che ci unisce nei confronti di tutti i professionisti, operatori e volontari che, ciascuno nel proprio settore di riferimento, sono rimasti in prima linea per proteggerci e prendersi cura della collettività. E lo hanno fatto con straordinario spirito di servizio e senso di appartenenza, mettendo a rischio la propria incolumità nel nome di un impegno morale e civile che non dimenticheremo mai. Perché ciò che quei lunghi, drammatici mesi di emergenza hanno significato per Piacenza e per il mondo intero possa essere, per noi tutti, un faro di consapevolezza, che onori per sempre il ricordo delle persone cui oggi va il nostro commosso pensiero”.

Parole cui fanno eco quelle del prefetto Paolo Ponta: “La pandemia ha rappresentato, in particolare nel territorio piacentino, una tragedia le cui conseguenze nefaste non si sono arrestate al bilancio delle vittime – cui spesso i familiari non hanno potuto neppure dare l’estremo saluto – o delle persone colpite in modo grave e con effetti a lungo termine dalla malattia; devono essere ancora studiati e approfonditi i danni psicologici che, specie nei più giovani, sono stati determinati dall’isolamento forzato e dalla sospensione di tutte le attività in presenza, così come non vanno trascurate le ripercussioni economiche della prolungata inattività di numerose realtà economiche e produttive. Tuttavia, la pandemia ha messo alla prova anche la capacità dei cittadini e delle istituzioni di far fronte, nel miglior modo possibile, a un evento imprevisto e in rapida, inimmaginabile, evoluzione; l’opera di coordinamento svolta dallo Stato, dalle Regioni, dalle Aziende sanitarie e – per quanto attiene al controllo e al monitoraggio – dalle Prefetture in sede provinciale, è stata importante, ma non vanno dimenticati gli sforzi immani di coloro che a qualsiasi titolo sono stati protagonisti di quell’emergenza improvvisa: ciascuno ha saputo esercitare la propria funzione e il proprio lavoro con umiltà e abnegazione, anche a costo di sacrificare la propria vita. Giornate come questa debbono servire a non dimenticare quel lavoro e quei sacrifici e a confermare, da parte di tutti, un pensiero di sincera e affettuosa gratitudine”.

“Non possiamo dimenticare, è necessario ricordare”, sottolinea il vescovo della Diocesi di Piacenza – Bobbio, monsignor Adriano Cevolotto: “Non per rimanere prigionieri del passato, ma per capire ed essere capaci di cura e di responsabilità nel presente e nel futuro. Innanzitutto ricordiamo coloro che hanno perso la vita a causa del coronavirus, chi ancora li sta piangendo, unitamente all’immane sofferenza che ha colpito le persone più fragili delle nostre comunità e il senso di paura, di fragilità e di smarrimento che tutti insieme abbiamo sperimentato. Ma ricordiamo anche ciò che proprio quei giorni oscuri ci hanno rivelato essere essenziale nella vita. Gesti ricchi di umanità, di prossimità, di cura, di stima reciproca e di generosa condivisione che hanno allietato il cuore di chi li ha saputi compiere e di chi ha avuto la grazia di riceverli. Per rispetto e memoria vera delle vittime dovremmo cercare di tenere vivi tali atteggiamenti, mossi dal desiderio di spendere con coraggio e oblatività la nostra vita”.

“A quattro anni di distanza da quel periodo così critico e difficile per la comunità piacentina e per tutto l’ambito sanitario – rimarca Paola Bardasi, direttrice generale dell’Azienda Usl – il ricordo a Piacenza è ancora molto vivo. Per questo la celebrazione di questa giornata non è formale ma è densa di partecipazione e per molti dei nostri professionisti il ricordo è talmente vivo da suscitare ancora grandi emozioni. Vorrei ringraziare tutto il personale che ha lavorato e che lavora tuttora per preservare la salute dei nostri cittadini. Il Covid, seppur in misura minima, è ancora in circolazione ma, soprattutto, la sanità pubblica sta vivendo un momento di grande difficoltà. A Piacenza cerchiamo di far fronte a questa situazione ogni giorno, proprio grazie all’inventiva, al coraggio e al grande attaccamento dei nostri professionisti. Vogliamo quindi esprimere una viva partecipazione a tutte le famiglie e ai colleghi che hanno perso amici e persone care in questi anni, soprattutto per le vittime che non hanno potuto beneficiare di quell’assistenza più consapevole che poi abbiamo imparato e continuiamo a praticare”.

Anche Patrizia Barbieri, sindaco di Piacenza durante tutto il lungo periodo della pandemia ha voluto ricordare le vittime attraverso un post su Facebook con una foto dell’ospedale da campo che venne allestito dall’esercito ed una semplice frase a commento:  “18 marzo 2020: l’ora più buia”.

 

 

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