Fra allenamenti casalinghi e tirocini universitari online: il lock-down di Chiara Scarabelli

La pallavolista del Busa Foodlab Gossolengo ha continuato la preparazione atletica anche fra le mura domestiche ed intanto ha lavorato e studiato in vista della prossima laurea

Lo zaino in spalla inseguendo un Regionale, il borsone preparato la sera prima pronta ad aspettarla al ritorno da Parma per l’allenamento al palazzetto di Gossolengo. Volendo operare un esercizio di icasticità si potrebbe riassumere così la routine giornaliera di Chiara Scarabelli, studentessa iscritta all’ultimo anno di Psicologia dell’intervento clinico e sociale oltre che schiacciatrice nella formazione del Busa Foodlab Gossolengo, serie B2 femminile.

Fino al febbraio scorso per Chiara lezioni e attacchi a rete rappresentavano la normalità. Una normalità spesso piuttosto intensa e a tratti frenetica che trova una prima frenata dopo la positività riscontrata a Codogno. A ridosso degli ultimi corsi prima della laurea, alla vigilia del derby con il Nure Volley al palazzetto di San Giorgio.

«Avevo visto l’inizio della quarantena come un periodo temporaneo, non mi sarei mai immaginata che sarebbe durato così tanto e che sarebbe arrivata a questi livelli – racconta Scarabelli – Mi sono quindi portata avanti con tutto quello che avrei fatto fatica a gestire con i ritmi normali di vita: ho iniziato la tesi in maniera piuttosto produttiva concentrandomi molto. Per fortuna l’ultimo esame della sessione invernale l’ho sostenuto venerdì 21 febbraio, l’ultimo giorno prima dell’emergenza».

La prima “zona rossa” del Lodigiano sembrava essere una parentesi limitata a quattordici giorni. Una temporanea sospensione della normalità. Non era ancora, forse, il momento di disfare il borsone e abbassare la rete.

«Avevo già iniziato un tirocinio che era stato sospeso temporaneamente con il pensiero che sarebbe ripartito tutto come prima. Allo stesso modo, a livello sportivo, abbiamo continuato ad allenarci da casa con gli esercizi del preparatore con la speranza e la ferma convinzione, all’epoca, che saremmo tornate presto in palestra».

Nei gruppi WhatsApp nel frattempo si inseguivano ordinanze regionali e comunali, sempre più restrittive. Non soltanto sul profilo accademico e sportivo. Ma su quello della libertà di movimento su tutto il territorio nazionale. Fino a quella parola inglese entrata nelle case di tutti gli italiani. Lockdown. Chiara non è però solita perdersi d’animo: da qui è partita per costruirsi una nuova quotidianeità per alleviare il peso della quarantena.

«C’era molta frenesia poi piano piano, quando si è capitata che la situazione si sarebbe prolungata, a livello universitario ho portato avanti la tesi ormai completata. Il tirocinio è stato convertito in una versione online mentre, per quanto riguarda lo sport, ho deciso di fare qualcosa ogni giorno: è un appuntamento che mi consente di occupare tutto il tempo della giornata. Darsi delle routine mi ha aiutata molto nonostante la permanenza in casa: mi hanno spinta a sentire meno la lentezza di questi tempi».

Se con la Fase 2 il presente sembra essere meno carico di angoscia e più di speranza, il futuro continua a profilarsi sotto forma di un enorme punto interrogativo. Mentre è fin troppo chiaro che l’economia risentirà dello stop o del rallentamento di alcune filiere produttive, impossibile da quantificare con meri dati numerici e percentuali è il contraccolpo sulla “vita reale”. Sulle emozioni già messe a dura prova e sul modo di guardare oltre.

«Penso ci sarà parecchia incertezza: abbiamo un po’ imparato, durante la quarantena, a convivere con questa sensazione. Non ci mette in una buona condizione: dal punto di vista pallavolistico credo ci saranno grossi cambiamenti a livello economico e di investimenti – prosegue Scarabelli – Molte squadre si rifanno a piccole e medie attività che magari preferiranno impegnarsi su temi più urgenti che su una sponsorizzazione sportiva. Dall’altra però penso che aiuterà le società a rivedere i propri organici investendo su ragazze di età più bassa dando la possibilità alle giovani di vedere una pallavolo diversa. Qualche società lo fa già, per altre potrebbe arrivare una nuova spinta».

Di spinte per Chiara ne arriveranno sicuramente. Magari non sui campi di gioco, ancora chiusi ad atleti e pubblico, ma da una corona di alloro inseguita come la vittoria di un campionato. Con la consapevolezza che le risposte migliori potrebbero arrivare proprio dai più giovani.

«A luglio dovrei laurearmi, sto concludendo tesi e tirocinio. Il mio futuro da psicologa è ancora un grosso arcano: il mio obiettivo sarebbe quello di poter lavorare con gli adolescenti. Dopo questo periodo ci saranno diverse cose da rivedere e che potrò toccare con mano con il tirocinio – conclude Scarabelli – Forse gli adolescenti hanno dimostrato maggior capacità di adattamento ma non sarà un periodo semplice. Con l’aiuto di figure professionali si potrà superare il periodo che ci aspetterà».

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