Collare elettrico per non far abbaiare il cane. Intervengono le guardie zoofile Enpa di Piacenza

Ogni volta che l'animale (un setter) emetteva un suono l'apparecchio rilasciava una dolorosa scossa. Il proprietario è stato denunciato

Tutto è partito dalla segnalazione di un cittadino preoccupato perché un cane, tenuto chiuso in un recinto, da alcuni giorni non abbaiava più ma in compenso indossava un vistoso collare. Le Guardie dell’Enpa sono intervenute in Val D’Arda per verificare la situazione e hanno trovato un bellissimo setter costretto ad indossare un collare anti abbaio, ovvero un congegno elettromeccanico con elettrodi che “percepiscono” le vibrazione delle corde vocali ed emettono una scossa non appena il cane abbaia.

«Mentre nel collare elettrico classico la scossa elettrica viene erogata tramite telecomando – spiega il Capo Nucleo dell’Enpa Bravaccini –  nel collare anti abbaio la scossa parte in automatico, a seconda del programma impostato. Non è quindi necessaria la presenza fisica del proprietario, il cane viene sottoposto ad una continua “punizione” che lo colpisce quando si esprime abbaiando non importa se sia un abbaio per lanciare un allarme, oppure per segnalare un pericolo, o un uggiolare festoso. L’utilizzo di questi strumenti configura il reato di maltrattamento».

Le Guardie hanno eseguito gli accertamenti in presenza del proprietario ed hanno constatato come , il collare fosse perfettamente funzionante e gli elettrodi estremamente sensibili, tanto che nel maneggiarlo una Guardia è stata raggiunta dalla scarica elettrica, risultata dolorosa. Il cane è stato liberato ed il collare è stato sequestrato. E’ anche scattata la denuncia per il proprietario per l’infrazione all’art.544ter legge 189/2004 “Chiunque, per crudeltà o senza necessita’, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro.”  La vicenda è ora al vaglio della Procura della Repubblica di Piacenza.

Foto di repertorio

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il commento
Inserisci il tuo nome