Celebrati in Duomo a Piacenza i funerali del del Rettore dell’Università Cattolica, Franco Anelli

L’omelia dell’Assistente Ecclesiastico Generale, mons. Claudio Giuliodori: «Il Sacro Cuore possa ora accogliere e ricolmare di pace l’anima del nostro fratello»

Nel pomeriggio di oggi, venerdì 31 maggio 2024, in Duomo a Piacenza si sono svolti i funerali del Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, prof. Franco Anelli, tragicamente scomparso la sera del 23 maggio. Al rito funebre ha partecipato una folla commossa, composta dalla cittadinanza, dalla comunità dell’Università Cattolica e da numerose autorità (presenti, tra le altre, la Sindaca Katia Tarasconi; la prof. Antonella Sciarrone Alibrandi, Giudice della Corte Costituzionale; il Ministro dell’Università e della Ricerca, sen. Anna Maria Bernini),

Ieri, giovedì 30 maggio, nella Cappella del Sacro Cuore della sede milanese dell’Ateneo (largo A. Gemelli 1) era stata allestita la camera ardente, nella quale per tutta la giornata si sono susseguite le visite di commiato. Da segnalare, tra le molte autorità intervenute, il card Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede: «Nonostante lo smarrimento, anche comprensibile, l’Università Cattolica sta reagendo molto bene nelle sue varie componenti – ha dichiarato –. Quindi saprà affrontare, anche con l’aiuto di Dio e con la volontà di tutti, questi momenti di emergenza».

Questa mattina, prima del trasferimento del feretro a Piacenza, ha avuto luogo nell’Aula Magna dell’Università Cattolica a Milano una Preghiera di suffragio presieduta da mons. Mario Delpini, Arcivescovo di Milano e presidente dell’Istituto Toniolo. «L’interruzione tragica della presenza del prof. Anelli, per anni protagonista della vita della nostra Università, determinante per scelte di persone e strategie, può generare un senso di inquietudine sul futuro – ha affermato l’arcivescovo –. Chiediamo la grazia di passare all’assunzione di responsabilità perché ciascuno si metta di impegno per servire il bene della comunità universitaria, ciascuno offra il suo contributo di pensiero e di disponibilità, perché si scriva una storia che erediti tutto il bene e che si avvii su nuovi cammini, per nuovi climi e narrazioni persuasive».

Al momento di preghiera hanno fatto seguito le testimonianze di alcune voci rappresentative della comunità universitaria. Per prima è intervenuta Elisabetta Del Campo, studentessa della Facoltà di Giurisprudenza. «Anche davanti a un fatto così drammatico – ha detto dopo aver reso omaggio all’operato del Rettore e alle sue capacità di docente – non possiamo perdere quel naturale e vero grido alla vita, sempre ostinato e presente, che ci obbliga alla ricerca incessante di quel senso a cui il cuore umano anela. Affinché ognuno di noi possa scoprire il suo posto nel mondo, questo orizzonte deve continuare ad abitare la nostra Università, anche nel silenzio delle aule, ma che può essere il terreno fertile per andare a fondo del significato ultimo della vita».

Da parte sua, il Direttore Generale dell’Ateneo, dott. Paolo Nusiner, ha voluto tracciare un ritratto del Rettore: «Un uomo capace di guardare avanti, di immaginare il futuro. Ma allo stesso tempo capace di ritornare al presente per dare concretezza a quei sogni, a quei progetti immaginati. Una straordinaria capacità di trasformare in azioni le visioni». E ha poi proseguito definendolo «un uomo capace di grandi relazioni, di amicizie, di grande cultura. Anche di ironia».

Di taglio personale, oltre che istituzionale, anche il ricordo del Pro-Rettore Vicario, prof. Pier Sandro Cocconcelli. «Caro Franco, i numerosi messaggi di vicinanza che ci giungono in questi giorni da tutto il mondo testimoniano la perdita di un uomo straordinario e di un grande intellettuale, io perdo un amico affettuoso», ha confessato, sottolineando l’impegno profuso da Anelli per lo sviluppo di un’Università fortemente creativa e coraggiosamente aperta alla dimensione internazionale. «Sono certo – ha concluso – che dallo smarrimento di queste ore trarremo la forza e il coraggio per continuare a scrivere insieme la storia della nostra grande famiglia, la grande famiglia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore».

In conclusione, ha preso la parola il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, card. Matteo Maria Zuppi: «Il Rettore Magnifico ha vissuto intensamente la vocazione dell’Università Cattolica, che coltiva la passione per l’uomo e la sua piena realizzazione, l’impegno perché ogni persona possa diventare protagonista all’interno della società, sempre attenta al bene comune, che è sempre l’unica parte che la Chiesa sceglie e per quale sarà sempre libera». Un pensiero particolare è stato poi rivolto «agli studenti, tutti, che il Rettore «ha sentito “suoi”», ha ribadito il card. Zuppi. «Questa dedizione, caratteristica brillante della sua vita, emerge anche dai messaggi pieni di gratitudine che voi, studenti e studentesse, avete lasciato in questi giorni e che gli avete dedicato».

Nella Cattedrale di Piacenza l’omelia funebre è stata pronunciata dall’Assistente Ecclesiastico Generale dell’Università Cattolica, mons. Claudio Giuliodori, che ha presieduto il rito concelebrato dal vescovo di Piacenza-Bobbio, mons. Adriano Cevolotto; dal Vescovo Emerito, mons. Gianni Ambrosio; dal Vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana, mons. Erio Castellucci; dal Segretario del Dicastero vaticano per la Cultura e l’Educazione, mons. Giovanni Cesare Pagazzi.

«Non possiamo nascondere il turbamento per una vita che si è spezzata in modo così drammatico – ha esordito mons. Giuliodori –, ma siamo consapevoli che ci sono soglie che non sono valicabili e di fronte alle quali dobbiamo assumere l’atteggiamento più consono e appropriato. Il silenzio e il rispetto innanzi tutto per una vicenda umana che ci ha posto di fronte ad una situazione inaspettata e imponderabile». In un dialogo serrato tra Scrittura ed esperienza radicale dell’umano (rilevante il rimando al pensiero di Giacomo Leopardi), l’Assistente Ecclesiastico Generale si è soffermato sul messaggio del Magnificat e ha voluto riprendere l’immagine espressa dal card. José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero vaticano per la Cultura e l’Educazione, sia nella celebrazione di suffragio svoltasi lunedì presso la sede romana dell’Ateneo sia nella visita compiuta alla camera ardente di Milano: «Non dobbiamo domandarci perché qualcuno se n’è andato quanto piuttosto che cosa è venuto a fare e che cosa ci lascia». Come estremo commiato al Rettore, mons. Giuliodori ha richiamato la devozione che sta all’origine e a fondamento dell’Università Cattolica: «Il Sacro Cuore, che tanto ha fatto nella vita e nella storia di questo Ateneo per realizzare cose che sembravano impossibili, possa ora accogliere e ricolmare di pace l’anima del nostro fratello Franco».

L’OMELIA DI S. E. M ONS . C LAUDIO G IULIODORI, Assistente Ecclesiastico Generale
Una settimana fa siamo rimasti tutti attoniti e sconvolti nell’apprendere la notizia della morte improvvisa e tragica di Franco Anelli, figura insigne dal punto di vista accademico e stimato Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. In questi giorni il nostro animo è stato affranto dal dolore e tante domande hanno agitato il nostro cuore e la nostra mente. Non possiamo nascondere il turbamento per una vita che si è spezzata in modo così drammatico, ma siamo consapevoli che ci sono soglie che non sono valicabili e di fronte alle quali dobbiamo assumere l’atteggiamento più consono e appropriato. Il silenzio e il rispetto innanzi tutto per una vicenda umana che ci ha posto di fronte ad una situazione inaspettata e imponderabile. Ci siamo trovati improvvisamente davanti al mistero più profondo e insondabile dell’esistenza umana. Abbiamo toccato con mano, come insegna la Scrittura, che « un bàratro è l’uomo e il suo cuore un abisso » ( Sl 64,7).

Forse, per un attimo fatale, è stato attraversato da quel pensiero funesto che era così familiare a Giacomo Leopardi: « la morte non è male poiché libera l’uomo da tutti i mali, e insieme coi beni gli toglie i desideri » ( Pensieri , VI, Le Monnier, Firenze 1845).
Di fronte a tutto questo potremmo essere umanamente sopraffatti dallo smarrimento e dallo sconcerto, ma siamo qui perché ci è data la grazia di poter vedere e considerare le cose da un altro punto di vista che non cancella il dramma umano ma lo inserisce in un orizzonte infinitamente più grande che è quello spalancato dalla fede in colui che ci ha detto: « Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno » ( Gv 11,25-26). Ed è nell’incontro con il Risorto che anche noi vogliamo leggere questa vicenda e accomiatarci, per quanto possibile, con cuore sereno e animo fiducioso dal carissimo Franco sapendo che è nelle mani di Dio e che nulla potrà più allontanarlo dall’abbraccio della sua infinita misericordia.
Un segno eloquente di questa luce che ci consente di leggere con fede quanto stiamo vivendo ci viene offerto dall’odierna liturgia dedicata alla visita che Maria fa ad Elisabetta sua parente. Come le aveva detto l’angelo Gabriele, il concepimento nella vecchiaia da parte di Elisabetta costituiva il contrassegno che «nulla è impossibile a Dio» ( Lc 1,37), riferito in modo particolare al mistero dell’incarnazione di Dio che si compiva per opera dello Spirito Santo nel grembo di Maria. Quello tra Maria ed Elisabetta è pertanto un incontro carico di gioia e di speranza per tutta l’umanità, soprattutto quella ferita e sofferente. Il loro abbraccio
oggi, grazie a questa liturgia che unisce il Cielo alla terra, si estende al nostro caro Franco Anelli e a tutti noi per ricordarci che Dio si è fatto uomo ed è venuto a condividere i drammi dell’umanità e a spalancare per tutti la via della salvezza. Il Signore Gesù non solo è venuto in
mezzo a noi per darci la vita vera e in abbondanza, ma per renderci partecipi della vita eterna. Per questo, il Libro dell’Apocalisse ci ricorda che Lui è la « tenda di Dio con gli uomini! […] E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate » ( Ap 21,3-4).
È con questa certezza di fede, sostenuta dalla Parola ascoltata, che affrontiamo il momento doloroso del distacco ma soprattutto guardiamo al tanto bene che il Rettore Anelli ha fatto. Come ci ha ricordato il Card. José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, sia nella celebrazione di suffragio lunedì a Roma sia nella visita fatta ieri nella camera ardente a Milano, non dobbiamo domandarci perché se n’è andato quanto piuttosto che cosa è venuto a fare e che cosa ci lascia. In questa prospettiva, non credo sia fuori luogo cogliere la singolare assonanza tra il canto del Magnificat, che esprime la lode di
Maria a Dio per le meraviglie da lui compiute in lei e nella storia dell’umanità, e il saluto che ora facciamo al Magnifico Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Non penso di esagerare, infatti, e ritengo di avere il vostro più ampio assenso, se dico che il Prof. Anelli è
stato un Rettore che l’appellativo “Magnifico” lo ha meritato davvero e lo ha interpretato nel migliore e più alto dei modi. Un titolo non solo onorifico dovuto al ruolo e alla tradizione accademica, ma una qualifica che il Prof. Anelli ha davvero onorato e tradotto in una gestione
dell’Ateneo dei cattolici italiani intelligente, dinamica, competente e lungimirante.
Anche se lui stesso si sarebbe schernito con la sua pungente autoironia, non possiamo non rendergli l’omaggio che merita per tutto ciò che ha fatto con grande generosità e saggezza a servizio di un Ateneo di cui si considerava figlio grato e di fronte al quale aveva assunto, in
momenti non facili, la piena e gravosa responsabilità. Davvero grandi sono i suoi meriti: dalle vicende del Policlinico A. Gemelli, risanato e rilanciato ai vertici della sanità e della ricerca a livello nazionale e internazionale, ai momenti difficili della pandemia affrontati con grande determinazione ed efficacia; dal rinnovamento e rilancio di tutte le sedi, con progetti innovativi e ambiziosi, alla crescente internazionalizzazione; dalla sua personale statura scientifica in ambito giuridico alle molteplici iniziative culturali che hanno dato sempre più prestigio al nostro Ateneo, dalle significative celebrazioni per il centenario al sapiente contributo dato alla missione educativa dell’Ateneo, come rilevato in questi giorni nelle espressioni di cordoglio del Santo Padre Francesco e di tante personalità del mondo ecclesiale, della realtà accademica e della società civile che ringraziamo ancora una volta per la vicinanza, l’affetto e la preghiera.
Vogliamo ringraziare Dio leggendo in filigrana tra le righe del Magnificat anche le tante magnifiche opere compiute dal Rettore Anelli.
In questa luce desideriamo ricordare la sua illuminata attività, non separabile dal suo tratto umano, fatto di simpatia, rispetto e brillante interazione con tutti. Ci sarà modo di esprimere a tempo debito e nelle modalità più appropriate tutta la nostra stima e riconoscenza per il suo straordinario contributo dato all’Ateneo e, in diversi ambiti, alla vita del
Paese. La scomparsa improvvisa ci rattrista profondamente ma non scalfisce la sua statura e la sua opera. Anzi rende il suo lascito ancora più prezioso e più impegnativo per tutti noi.
Ogni passaggio decisivo dell’esistenza che, come cristiani, siamo chiamati a vivere nell’orizzonte pasquale, ci consegna un di più di impegno e di responsabilità secondo quelle coordinate che abbiamo ascoltato nella prima lettura e che ora diventano per il nostro Ateneo
orientamento per il cammino futuro: « amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene; siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera » ( Rm 12,10-12). Su queste basi, che richiamano l’opera dei fondatori, e che
abbiamo riconosciute ben presenti anche nel Rettore Anelli, l’Ateneo proseguirà come e più di prima la sua missione educativa e culturale. Il commiato che abbiamo vissuto nei due luoghi più significativi dell’Ateneo, la Cappella del Sacro Cuore e l’Aula Magna, ci ricordano ancora una volta che camminiamo in compagnia di giganti della fede e testimoni di santità – Toniolo, Ferrini, Barelli, Salvadori, Necchi, Lazzati – e con insigni figure di scienza e cultura, da P. Agostino Gemelli a tutti i rettori, professori e studenti, che hanno fatto grande l’Ateneo fino ai
nostri giorni. Anche alla loro vicinanza e amicizia affidiamo l’amato rettore perché possa continuare il suo percorso nella pienezza della vita in Dio.
Il Sacro Cuore, che tanto ha fatto nella vita e nella storia di questo Ateneo per realizzare cose che sembravano impossibili, possa ora accogliere e ricolmare di pace l’anima del nostro fratello Franco e possa dare a tutti noi – come scriveva Pio XI a P. Agostino Gemelli agli albori di questo Ateneo – il coraggio di impegnarci « con tutte le forze ad un assiduo lavoro, disposti anche a sempre nuovi sacrifici per rendere l’Università capace di svolgere il suo nobilissimo programma e la sua importante e delicata missione » al fine di mantenere « alto ed onorato il
suo vessillo, nel quale campeggia il motto: “In scientia religio et in religione scientia” » (Pio XI, “Con vivo compiacimento ”, Lettera a P. Agostino Gemelli, 22 aprile 1922). Per tutto questo, ancora una volta, ispirati dalla beata Armida Barelli, diciamo con fede: « Sacro Cuore mi
fido di Te ». Amen.

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