Alla Ricci Oddi “sparisce” la presentazione di logo e sito che però appaiono online

A sorpresa questa mattina l’evento è stato cancellato a due ore dall’orario previsto e rimandato a data da destinarsi. Intanto entrambe le novità non sono più tali essendo visibili a tutti sul web

Deve esserci una qualche misteriosa macumba che aleggia fra i nobili saloni della galleria Ricci Oddi di Piacenza. Nel lontano 1997 il quadro di maggior valore dell’esposizione, il Ritratto di Signora di Gustav Klimt sparì in circostanze mai chiarite. Un furto ancora in cerca di autore a distanza di un quarto di secolo. In maniera altrettanto misteriosa riapparve nel dicembre del 2019 in un’umida nicchia dove qualcuno lo aveva probabilmente riportato poco prima.

Nel tentativo di dare slancio a quella che è, sulla carta, la più ricca collezione di dipinti italiani (e non solo) dell’800 e del 900 l’amministrazione comunale ha affidato le redini della galleria al giovane storico dell’art e divulgatore  Jacopo Veneziani, nominato presidente ad inizio anno. Ci si attendeva una sferzata di idee “anti-age” ma lo svecchiamento ed il rilancio non sembrano aver ancora sortito gli effetti sperati.

Quest’oggi dovevano essere ufficialmente presentati il nuovo logo ed il nuovo sito, invece, a due ore dall’evento, lo stesso è improvvisamente stato cancellato “a causa di un sopraggiunto imprevisto” e rimandato a data da destinarsi. Nulla di male se non ché la presentazione non servirà più a nulla poiché, nel frattempo, il sito è stato messo online, rivelandosi al mondo e rivelando anche il nuovo logo. Insomma un’altra sparizione seguita a ruota da subitanea riapparizione.

Veniamo proprio alle due novità. Poco da dire sul portale web, classico, istituzionale, fruibile. C’è solo un aspetto che non convince, quello del reindirizzamento delle vecchie pagine e delle voci che sono state eliminate. Basti un esempio. Se cercate con Google “Ritratto di signora di Klimt” vi verrà proposto un link diretto https://riccioddi.it/ritratto-di-signora-di-gustav-klimt/. Purtroppo, come pare essere scritto nel DNA della galleria, ennesima sparizione perché si viene condotti nel nulla della rete o meglio ad una bella pagina d’errore che non è un bel vedere soprattutto se si considera che il quadro del pittore viennese è oggi l’asset più importante della Ricci Oddi. O forse è solo una strategia: visto che in piene festività natalizie il quadro è stato prestato a Forte Bard, in Val d’Aosta, anziché essere a disposizione dei turisti in visita a Piacenza, tanto vale non farlo vedere neppure in rete e dunque si cancellano le “briciole” seminate nel World Wide Web dai Pollicini informatici!

Il logo invece, come tutti i loghi, fa discutere. Se ci fosse stata l’odierna presentazione si sarebbero scoperte le fonti di ispirazione di chi lo ha disegnato e cosa ha voluto rappresentare. Così invece si può mestamente tirare ad indovinare. E’ facile leggervi le tre arcate visibili all’ingresso della galleria, mentre il cerchio potrebbe essere ispirato alla cupola centrale oppure semplicemente essere un “bookmark” l’indicazione di un luogo, di uno spazio centrale della cultura cittadina. C’è anche chi vede la rappresentazione grafica le inziali M (come museo) e O (come Oddi). Abbiamo consultato due grafici piacentini chiedendo loro di esprimere un giudizio e garantendo l’anonimato perché non è mai elegante parlare del lavoro altrui e giudicarlo. Il primo ha espresso la sua approvazione «Mi piace … – ci ha detto. David Ogilvy diceva che un buon lavoro si può descrivere al telefono. Penso che in questo caso si possa fare».

Per nulla convinto invece il nostro secondo interlocutore «Gusto personale a parte (ovviamente) non ci trovo nessun elemento di reale interesse. Ultimamente la tendenza è quella del blanding ovvero dei restyling che vanno tutti in una direzione molto minimal, votata ai social. Quindi meglio un marchio prettamente pittografico ed iconografico di un segno distintivo e originale. Così su due piedi ci leggo una m e una o. Nella m c’è la citazione di alcuni archi della stessa galleria. Mi ricorda in qualche modo una medaglia commemorativa di una associazione di reduci o sportiva. Era effettivamente ora di un restyling (o anche solo di un refresh o revamp). Mi sembra un’occasione non colta appieno».

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