Veneziani: “Per la Ricci Oddi ci vuole un presidente manager, non uno storico dell’arte”

Lunga telefonata fra il sindaco Katia Tarasconi ed il dimissionario presidente della galleria d'arte moderna che si è reso conto di "non avere nelle sue corde la capacità manageriale necessaria in questa delicata fase". Una giustificazione che però solleva non pochi interrogativi

«Pensavo fosse amore… invece era un calesse». Viene in mente il celebre film di Massimo Troisi  davanti alla vicenda delle dimissioni di Jacopo Veneziani da presidente della Ricci Oddi di Piacenza.  In una lunga chiacchierata avvenuta oggi fra il sindaco di Piacenza Katia Tarasconi e lo storico dell’arte Jacopo Veneziani (vedi sotto) quest’ultimo avrebbe giustificato la sua scelta di “gettare la spugna” con l’essersi reso conto di come l’attuale situazione della galleria richieda più un manager che non un divulgatore d’arte come lui. Rispettabilissima scelta personale sulla quale la città, ne siamo certi, discuterà ampiamente nei giorni a venire.

Restano però aperti tanti interrogativi. Vediamone qualcuno.

1) Davvero la galleria ha bisogno di un presidente manager pur avendo già un direttore nel suo organico? Ricordiamo che il ruolo di presidente della Ricci Oddi (ora Fondazione) viene svolto a titolo gratuito ed è dunque assai difficile immaginare che un capitano d’azienda (se non in là con gli anni ed in pensione) abbia tempo in abbondanza da dedicare ad un ruolo pro-bono.

2) L’attuale direttrice, scelta dopo una pubblica selezione, non ha oltre che conoscenze artistiche, anche doti manageriali? Perché se così fosse chi l’ha scelta avrebbe commesso un errore madornale. A tutti era noto come alla galleria servisse una guida esperta più che un’esperta d’arte. Dando per scontato che la stessa abbia invece tutte le competenze manageriali del caso, come mai serve anche un secondo manager nelle vesti del presidente?

3) La scelta di assumere un direttore non era stata presa proprio per affiancare ad un presidente di “rappresentanza” un funzionario che mandasse avanti la struttura museale giorno per giorno? La trasformazione in Fondazione ha sparigliato così tanto le carte sul tavolo del gioco da dovere ricominciare la partita da capo?

4) La maggiore debolezza della Ricci Oddi negli anni recenti è sempre stata quella di una scarsa capacità farsi conoscere al di fuori delle mura piacentine.  Per questo, si immagina, che la scelta fosse caduta su un grande comunicatore come Veneziani. Perchè in tutti questi mesi dalla sua nomina il presidente dimissionario è sostanzialmente rimasto nell’ombra anziché gettare luce mediatica sulla galleria?

5) La convinzione di Veneziani di farsi da parte, si immagina sia maturata nei mesi. Come mai ha atteso fino a ieri per formalizzare a sua decisione? Perchè non lo ha fatto all’indomani della trasformazione in Fondazione del Terzo Settore ed ha continuato invece a restare al suo posto anche – ad esempio – in occasione della presentazione del criticatissimo logo, quando qualcuno lo percepì già con atteggiamento un po’ distaccato?

6) Veneziani, accettando la presidenza ha, per sua ammissione, sottovalutato la complessità del ruolo. Siamo sicuri, oggi, che sia giusta la sua diagnosi (serve un presidente manager) o forse è meglio che a stabilire cosa sia necessario per la guarigione del paziente (ormai malato cronico conclamato) sia qualcun’altro con competenze e sensibilità diverse?

Questo il comunicato diffuso dal sindaco.

«Ho parlato con Jacopo. E’ stata una conversazione amichevole come ne abbiamo avute tante, se non fosse stato per l’argomento di certo non facile da affrontare: le sue dimissioni da presidente della Ricci Oddi. Gli ho chiesto come mai non me ne avesse parlato prima di inviarle formalmente e la risposta che mi ha dato rivela una realtà più semplice di quella che forse in molti hanno immaginato: temeva che l’avrei convinto a non lasciare il suo incarico, perché sa quanto io ci tenga. E di certo ci avrei provato perché nutro una grande stima nei suoi confronti, come persona, come studioso e come divulgatore di successo.

Ascoltando le sue riflessioni ho però compreso le ragioni della sua scelta, che rispetto. Ragioni che si basano su dinamiche che a me per prima, ma direi a entrambi, non erano così chiare all’inizio di questa “avventura”. Jacopo ritiene di non avere nelle sue corde la capacità manageriale che invece ha scoperto come prioritariamente necessaria in questa delicata fase della Galleria Ricci Oddi recentemente diventata fondazione. Una trasformazione che abbiamo con impegno portato a termine proprio con l’intenzione di facilitare l’ingresso di finanziamenti privati che diano nuova linfa alla Galleria stessa. Perché il problema di questa grande istituzione piacentina è proprio questo: la mancanza di magnati che abbiano voglia di investire sul futuro del museo d’arte moderna più importante della città. La forma giuridica della fondazione di certo rende più agevole il percorso di chi abbia intenzione di investire nella Galleria, ma perché ciò avvenga è necessaria un’azione che probabilmente richiede competenze gestionali, amministrative, commerciali e politiche che Jacopo Veneziani non “sente” come sue. Lui è uno storico dell’arte. E che storico dell’arte, vien da dire! Il suo curriculum e la sua attività di divulgatore sui social e sulle tv nazionali parlano da sole, ma evidentemente non sono pienamente adatte alle esigenze attuali della Ricci Oddi.  

Ho ritenuto che lo fossero ma ora, alla luce delle considerazioni che Jacopo ha condiviso con me, prendo atto che è forse necessario muoversi in una direzione diversa.

Una direzione che tuttavia non può ricalcare i modelli del passato, che speravamo di poter modificare in meglio; dev’essere una direzione che si basa su una presa di coscienza, seria e concreta, di cosa sia necessario affinché un museo del genere non solo resti in vita ma prosperi. E non possiamo certo basare le nostre strategie sul ritrovamento casuale di opere d’arte uniche al mondo, come è stato per il Klimt: un regalo inaspettato alla città. Dobbiamo essere consapevoli e guardare con onestà intellettuale la realtà dei fatti, ovvero che la Galleria Ricci Oddi non sembra essere al primo posto nella lista delle priorità dei piacentini, tranne quando si tratta di alimentare la polemica politica. Tant’è che, a parte qualche caso isolato, non si trovano magnati disposti a investire. Il contributo pubblico che il Comune dà al museo è cresciuto negli anni, anche sotto questa amministrazione, ma basta a malapena a tenere aperti i locali della Galleria (che andrebbero peraltro ristrutturati) e a pagare il poco personale che ci lavora. Serve altro, e per farlo servono figure con professionalità specifiche. E per potersene avvalere, servono fondi.

Se vogliamo che la Galleria Ricci Oddi esca dallo status di museo di provincia, può essere utile iniziare a pensare a un approccio come quello anglosassone che prevede strategie commerciali e di promozione tipiche di figure professionali specializzate. E tali figure, sia chiaro, non escludono la presenza di studiosi e storici dell’arte che si occupino delle collezioni, delle opere e di curare mostre ed eventi dal punto di vista artistico e storico. Ma di certo la parte artistica non può più vivere senza la parte di promozione. E la promozione, ormai è chiaro, richiede competenze ad hoc.

E’ un cane che si morde la coda: per attirare visitatori (Klimt a parte) serve promozione ma per fare promozione di qualità serve denaro e, prima ancora, servono personale e stanze museali consone, ristrutturate, perfette.

Sono riflessioni che sto condividendo dopo aver parlato con Jacopo dimissionario. Con il quale, ci tengo a ribadirlo, non ho mai avuto scontri. Tutt’altro: insieme abbiamo sempre ragionato con entusiasmo su come poter rendere più attraente la nostra splendida Galleria, su che iniziative si potessero mettere in campo. E contemporaneamente, insieme al Cda, si è lavorato duramente per il passaggio a Fondazione, che ha richiesto – come accennavo ieri – tempo ed energie.

E’ un peccato che Jacopo lasci l’incarico, ne sono tutt’ora convinta. Ma comprendo le sue motivazioni. Ora tocca a noi, come amministrazione, pensare a come andare avanti, alle scelte da fare. Non ho risposte immediate perché la notizia delle dimissioni è ancora fresca, ma di certo ci muoveremo al meglio delle nostre possibilità per il futuro della Galleria Ricci Oddi».

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Carlandrea Triscornia
Giornalista professionista si è laureato in giurisprudenza presso l’Università di Bologna. Ha inoltre ottenuto il Diploma in Legal Studies presso la Cardiff Law School - Università del Galles (UK). Ha iniziato la sua carriera come collaboratore del quotidiano di Piacenza Libertà. Dopo un corso di giornalismo radiotelevisivo ha svolto uno stage presso l’emittente Telereggio divenendone prima collaboratore e poi redattore. Successivamente ha accettato l’incarico di direttore generale e direttore editoriale di Telecittà emittente regionale ligure, dove ha lavorato per tre anni. E’stato quindi chiamato dalla genovese Videopiù ad assumere il ruolo di responsabile delle sedi regionali di SkyTG24 affidate in outsourcing alla stessa società. Trascorsi cinque anni è rientrato nella nativa Piacenza avviando una attività imprenditoriale che lo vede tuttora impegnato. Ha fondato PiacenzaOnline, quotidiano di Piacenza di cui è direttore responsabile. Ha collaborato con l’Espresso e con Avvenire oltre che con Telemontecarlo - TMC News come corrispondente dall’Emilia ed ha lavorato come redattore presso Dodici-Teleducato Parma. Appassionato di Internet e di nuove tecnologie parla correntemente inglese. Sposato, ha due figli.

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