Morto Pino il madonnaro di largo Battisti

Sarebbe morto per cause naturali. Era risultato negativo al tampone per due volte. Viveva nella nostra città da parecchi anni ed era una presenza fissa davanti a San Donnino

Giuseppe Vommaro, il madonnaro Pino (anche se qualcuno lo chiamava Gino), l’artista di strada, era ormai diventato lui stesso un’icona, quasi un monumento vivente della nostra città, sempre posizionato sul marciapiede di largo Battisti davanti alla chiesa di San Donnino.

E’ stato trovato morto questa mattina nella sua camera presso la struttura dei frati di S. Maria di Campagna che lo ospitava. Secondo le prime informazioni sarebbe mancato in seguito ad una delle patologie di cui soffriva e non per Covid anche se era stato recentemente ricoverato presso l’ospedale di Castel San Giovanni. Venerdì l’altro era stato dimesso dopo due tamponi negativi. Stava comunque osservando un periodo di quarantena presso i frati.

Pino era nato a S. Lucido, in provincia di Cosenza, il 22 agosto 1957 da una famiglia molto modesta ed aveva trascorso un’infanzia non particolarmente felice. Aveva frequentato un istituto professionale ed aveva alle spalle anche un passato di tipografo a Roma.

Intorno ai trent’anni aveva abbandonato tutto per amore, per seguire una ragazza straniera madonnara per tradizione famigliare. Da lei imparò i segreti del mestiere ed anche lui iniziò a mantenersi disegnando, sui marciapiedi, soggetti religiosi. Inizialmente in realtà disegnava diavoli. Poi aveva deciso di cambiare genere non per un’improvvisa illuminazione divina ma più prosaicamente perché si era accorto che le Madonne piacevano di più e rendevano meglio.

Dopo aver a lungo viaggiato era approdato nella nostra città, scegliendola – circa vent’anni fa – come sua nuova casa e come “tela” più o meno fissa per la sua arte. Una vita non semplice la sua, trascorsa in strada, spesso avendo come unico conforto e compagnia la bottiglia. Una relazione tanto costante quanto pericolosa che aveva lasciato non poche cicatrici sul suo fisico e che quai certamente gli è stata fatale.

A Piacenza aveva varie persone che gli volevano bene e lo aiutavano dal parroco di San Francesco, don Ezio Molinari, alla Caritas, ai frati di anta Maria di Campagna. Non era raro nemmeno vederlo seduto al bancone del Battisti dove in cambio dei suoi racconti spesso trovava un piatto caldo.

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