L’ordine degli odontoiatri  interviene sulla chiusura delle cliniche Dentix

Il gruppo fondato dal dentista spagnolo Angel Lorenzo Muriel era già in crisi prima del Coronavirus. Ora dopo il lock-down le cliniche low cost rischiano di non aprire più i battenti

Dentix apre a Piacenza

Il dottor Marco Zuffi, presidente della commissione Albo Odontoiatri dell’OMCeO di Piacenza interviene sulla vicenda che vede coinvolti i centri Dentix, la cui casa-madre spagnola avrebbe portato i libri in tribunale. Decine di pazienti, anche a Piacenza, avevano già anticipato consistenti fondi per interventi di vario tipo (spesso indebitandosi con finanziarie) ed ora rischiano di restare “a bocca asciutta”. Nella nostra città il centro dentistico era stato aperto esattamente due anni fa, in via Genova dove un tempo vi era la filiale di banca Carige.

Il gruppo era stato fondato in Spagna, a Madrid, nel 2001 da Angel Lorenzo Muriel. In pochi anni era arrivato ad avere un “impero” costituito da 325 cliniche e 6.500 dipendenti in Europa ed America, circa 400 dei quali in Italia. Le filiali del Portogallo erano state recentemente cedute e si cercava un acquirente anche per quelle italiane, ma vista la situazione post pandemia è difficile arrivi un “cavaliere bianco”.

vediamo consa ne pensa l’ordine piacentino degli odontoiatri.

«Anche a Piacenza come nelle altre 57 sedi italiane il numero telefonico della clinica dentale Dentix lascia i pazienti senza alcuna risposta.

È l’ennesima sparizione di una società multinazionale che si occupava di cure e impianti dentali.

Dentix è una società di capitale che fa capo a una società spagnola ed aveva sedi in tutta Italia: queste società come diverse altre operanti sul territorio nazionale, entrano nel nostro settore odontoiatrico attirate dal guadagno e poi, dopo qualche anno, in diversi casi chiudono, con serie conseguenze economiche e di salute per i pazienti che si erano affidati a loro. Le società fondano la loro sopravvivenza su alcuni elementi principali: 1) alcune prestazioni low cost che fungono da specchietto per le allodole per attirare i clienti; 2) congrui anticipi da versare alle società prima di ricevere le cure; 3) accensione di onerosi finanziamenti con società di credito al consumo

(finanziarie), di solito per migliaia di euro. E c’è anche il sospetto che in alcuni casi la cura non sia né necessaria né appropriata.

 Il fallimento è spesso preceduto da un’impennata di proposte di interventi molto costosi e non sempre necessari, quasi tutti pagati in anticipo attraverso la promozione di strumenti finanziari.

Così le società si garantiscono un’iniezione di denaro, con i debiti che ricadono sulle spalle dei pazienti ai quali, a quel punto, non resterà che vedersela con le Finanziarie. A molti di questi non è mai stato iniziato il lavoro, altri si trovano in situazioni di disagio, con lavori solo parzialmente eseguiti ed eventuali elementi provvisori.

Molti di questi pazienti saranno costretti a ricorrere alle cure di un altro dentista con inevitabili nuovi esborsi. Il problema prioritario è quello di trovare il modo per garantire ai pazienti che abbiano richiesto un finanziamento l’immediata interruzione del pagamento delle rate residue.

Oltre alle difficoltà dei pazienti, ci sono anche quelle di operatori sanitari, assistenti e segretarie di queste strutture, che rimangono senza lavoro e senza risposte. Migliaia di utenti si stanno rivolgendo alla Federcomsumatori e alle altre associazioni di categoria per capire come recuperare i propri soldi. Altro aspetto di rilievo riguarda anche la documentazione sanitaria (cartelle cliniche e ed immagini radiografiche). É necessario che ai pazienti siano restituite le cartelle cliniche che documentano le cure ricevute per poi poter continuare altrove i trattamenti.

L’Ordine dei Medici a livello nazionale e provinciale sta portando avanti da anni una battaglia per tutelare i cittadini da queste situazioni. I legislatori hanno prodotto negli ultimi tempi alcune novità che vanno in tale direzione, come la necessità da parte di queste strutture di dotarsi di direttori sanitari che siano iscritti all’Ordine dei Medici della provincia in cui si trova la struttura onde permetterne un controllo più accurato.

Ed ulteriori novità riguardano la pubblicità sanitaria, largamente utilizzata da queste strutture commerciali molto spesso con modalità al limite del lecito.

Ma c’è ancora molto da fare: diversamente dagli studi mono-professionali o studi associati di odontoiatri che sono iscritti all’Ordine dei Medici, che ha azione di vigilanza e controllo, per queste società non è prevista l’iscrizione agli Ordini professionali e quindi sfuggono alle azioni disciplinari degli stessi.

Sarebbe auspicabile per il futuro una revisione di questo sistema commerciale, in cui tutti i soggetti esercenti una professione sanitaria possano entrare in un campo così delicato come quello della salute dei cittadini solo sotto l’attento controllo degli Ordini professionali».

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