Katherine Jane, Alessandro, Dimitra e Anna sono i primi quattro laureati in Viticoltura ed enologia sostenibili

Provengono dalla California, dall’Italia e dalla Grecia e hanno scelto questo corso di laurea perché «ha un’impronta che guarda chiaramente al futuro, all’innovazione e alle nuove tecnologie»

Katherine Jane arriva dalla California, e ha scelto Piacenza perché voleva «studiare enologia e viticoltura dopo la laurea triennale in Scienze ambientali». Alessandro ha abbandonato la sua amata Milano, almeno durante la settimana, perché nella nuova laurea magistrale in Viticoltura ed enologia sostenibili dell’Università Cattolica ha trovato «un corso con un’impronta che guarda chiaramente al futuro, all’innovazione e alle nuove tecnologie». Dimitra di strada ne ha fatta di più, partendo da una piccola città nel cuore del Peloponneso vicino a Olimpia, la culla degli antichi Giochi olimpici, e per lei «è una grande soddisfazione essere nel primo gruppo di laureati di questo nuovo corso di laurea». Anna, la più giovane, è contenta della «scelta lungimirante» che ha fatto, lasciando la Valle d’Aosta per trasferirsi a Piacenza, «prima al Collegio Sant’Isidoro, durante la triennale, e poi nel centro città».

Ci sono le loro storie dietro le prime quattro tesi di laurea dell’ambizioso percorso magistrale che oggi, nell’auditorium Mazzocchi, «conclude il suo primo biennio denso di soddisfazioni», come ha sottolineato Marco Trevisan, preside della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali. «Un biennio che ha puntato al consolidamento di questo indirizzo peculiare della nostra Facoltà, in lingua inglese, nel settore vitivinicolo». Alessandro Bariè lo ha apprezzato perché «è incentrato sulla sostenibilità ambientale e sulle nuove tecniche di coltivazione, che sono gli aspetti oggi più interessanti per viticoltori ed enologi». Dopo la discussione della tesi, uno studio della resistenza alla peronospora, la più importante malattia del vigneto, in una collezione di varietà geneticamente resistenti, sa esattamente cosa farà. «Ho già un contratto per la Francia» racconta il 24enne milanese, «perché purtroppo il nostro Paese non offre grandi opportunità, soprattutto se si è ancora studenti universitari. Ma vorrei lavorare in Italia con le varietà che amo, il mio sogno è aprire la mia azienda vitivinicola».

Anche Katherine Jane Gannon, 26 anni, vorrebbe lavorare in questo settore in Europa, così ha lasciato San Diego, in California, e ha trovato in questo corso «il perfetto connubio tra due passioni, la sostenibilità ambientale e l’amore per il vino». La sua tesi ha studiato diverse tecniche innovative di gestione del suolo come strumento di complemento al controllo delle malattie nel vigneto e di riduzione dell’impiego di prodotti fitosanitari.

Anna Trasino ha frequentato la triennale in Scienze e tecnologie agrarie, curriculum Viticoltura ed enologia. «Dopo la laurea, avendo saputo dell’apertura di questo nuovo percorso in inglese, sono rimasta in un ateneo dove mi sono trovata molto bene fin da subito» racconta la 23enne. «Qui ho fatto amicizie che ancora oggi sono molto importanti per me». Sua è la tesi sulla validazione di un protocollo di difesa a rateo variabile del vigneto in grado di modificare in tempo reale il volume di soluzione rameica distribuita sulla chioma in funzione del vigore rilevato dal sensore di prossimità Mecs-Vine. Una prova, in altre parole, che vuole contribuire alla diffusione della viticoltura di precisione mediante lo sviluppo di soluzioni efficaci, sostenibili ed economicamente convenienti anche per aziende di dimensione medio-piccola.

Dimitra Skouteri, 25 anni, ha scelto l’Italia «perché è un Paese con una grande produzione ma anche una grande cultura nel settore del vino. Quando ho finito la mia triennale, in Grecia, sentivo il bisogno di frequentare un percorso internazionale. A Piacenza ho trovato professori preparatissimi. Di questi anni ricorderò le tante ore passate a studiare, ma anche le pizze e i bicchieri di buon vino». La tesi di Dimitra ha studiato due patogeni che fanno parte del complesso del mal dell’esca, una problematica che sta causando gravissime perdite nei vigneti di tutto il mondo, per la quale non esistono ancora metodi completamente efficaci.

In un settore per definizione internazionale, come quello vitivinicolo, «l’internazionalizzazione non poteva che essere un cardine di questo corso di laurea» spiega Stefano Poni, coordinatore del profilo in Sustainable Viticulture and Enology. «Questi sono i primi quattro laureati, non è un caso che siano equamente divisi tra italiani e stranieri, e non è un caso che vi siano una ragazza americana e una greca. La laurea magistrale, interamente in inglese, è oggi un vanto per tutti i ricercatori che lavorano nella Sede, ma lo è soprattutto per la città di Piacenza». Alla luce degli ultimi trend di mercato, «dove ormai il 60% del vino italiano è esportato, essere su un mercato globale significa che il posto di lavoro può essere in tutto il mondo», conclude Poni. «E questi giovani, che si presentano al futuro datore di lavoro dopo aver frequentato un corso di laurea integralmente in lingua inglese, hanno certamente una carta in più da giocare».

 

Publicità

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il commento
Inserisci il tuo nome