Foti: “Sulla peste suina la Regione Emilia-Romagna si assuma le proprie responsabilità”

In Piemonte e Lombardia aumentato prelievo dei cinghiali così da eliminare il diffondersi della malattia. Nella nostra regione invece il prelievo nel 2023 è drasticamente diminuito (-2/3)

Il parlamentare piacentino, on. Tommaso Foti, capogruppo alla Camera dei Deputati di Fratelli d’Italia, prende posizione sulla questione della peste suina che rischia di mettere totalmente in ginocchio svariati allevatori piacentini, con ripercussioni sull’intera filiera dei salumi.

“Sulla PSA – sostiene Foti – è ora che anche la Regione Emilia-Romagna si assuma le proprie responsabilità, poiché oltre ad esternare le giuste preoccupazioni occorre anche attuare azioni concrete per prevenire il diffondersi della stessa. L’azione del commissario straordinario nazionale Vincenzo Caputo è stata da subito indirizzata a favorire una maggiore quantità di prelievo dei cinghiali così da eliminare il diffondersi della malattia e i risultati sono estremamente positivi in Piemonte e Lombardia, Regioni che hanno seguito le linee dettate dai decreti commissariali. Tali Regioni hanno aumentato infatti, in maniera evidente, il prelievo rispetto alla media rilevata nel periodo 2019/2021: il Piemonte passa da 28.000 capi a 34.000 e Lombardia da 13.000 a 15.500, e ciò nonostante la presenza di zone rosse, cioè di zone precluse all’attività venatoria. Per contro, i dati riferiti all’Emilia Romagna, regione in cui nulla è ancora stato fatto in attuazione delle linee commissariali, il prelievo nel 2023 è drasticamente diminuito, addirittura di due terzi rispetto alla media degli anni 2019/2021, passando da una media di abbattimento di 31.000 capi a quella di meno di 13.500 capi. Un dato, quello sopra citato, esemplificativo della inefficacia delle azioni – o delle non azioni – messe in campo dalla regione Emilia Romagna. Non solo, ma la proclamazione dello Stato di Emergenza Nazionale non aiuterebbe la regolare funzionalità dei distretti suinicoli, mentre lo stato di emergenza a livello locale può supportare con maggiore energia le attività amministrative regionali e locali. Inoltre, come sperimentato nella regione Piemonte, la nomina di un Commissario Regionale quale soggetto attuatore ha dato buoni risultati per l’attuazione delle strategie nazionali indicate dal Commissario Straordinario nazionale alla PSA. Ad evitare inutili polemiche, giova qui ricordare che la nomina di un commissario regionale è di competenza della Regione avendo la stessa in capo la delega sanitaria e, pertanto, è consentita alla stessa la nomina di un commissario che si coordinerà poi con quello nazionale. Per di più, il cosiddetto “modello Sardegna” è già recepito nelle ordinanze del Commissario Straordinario Nazionale, in particolare per quanto riguarda la creazione dei Gruppi Operativi Territoriali (GOT) e la formazione di Bioregolatori. Quanto alla questione venatoria è già prevista nel “Piano per l’elaborazione dei piani di eradicazione nelle zone di restrizione da peste Suina Africana” l’implementazione dell’attività venatoria mediante la stipula di Convenzioni con gli Ambiti Territoriali di Caccia (ATC) e con l’attività dei Bioregolatori che prevedono un’apertura tutto l’anno. Ne segue che di azioni di cui sopra sono già previste per le Regioni e possono essere attuate da subito. Quanto alle recinzioni, alla insoddisfacente strategia intrapresa dalla precedente struttura commissariale, fa da contraltare oggi l’aumento di 200 gabbie (che si sommano alle già 55 consegnate alle Regioni) denominate “PIG Brig” a protezione dei distretti suinicoli, che il summenzionato “Piano” delega alle Regioni di individuare. Queste le azioni che le Regioni – Emilia Romagna in testa – possono e devono intraprendere. Poi possiamo anche preoccuparci di polemizzare”

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