Si è aperta con un momento di raccoglimento in ricordo del rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli, prematuramente scomparso, la terza edizione della “Giornata dell’economia piacentina” che si è tenuta oggi, lunedì 27 maggio, al PalabancaEventi di via Mazzini.
“Il 2023 ha registrato anche a Piacenza un rallentamento della crescita economica dopo il rimbalzo positivo post-pandemia del biennio precedente. Si tratta di una contrazione della dinamica economica non solo nazionale ed europea, ma in gran parte del mondo occidentale e dei paesi emergenti, causata dalle tensioni geopolitiche internazionali (Ucraina, Medio Oriente, Africa) e dalle conseguenti ripercussioni sui mercati dell’energia e delle materie prime. In questo contesto difficile e imprevedibile, il sistema Piacenza rivela una tenuta sostanziale con il valore aggiunto provinciale che ha raggiunto i 10,1 miliardi di euro con una crescita dell’1% a prezzi base, che rappresenta un incremento relativo inferiore alla regione (+1,3%) e all’Italia (+1,1%)”. Questo – in estrema sintesi – il quadro che emerge dal Report 2024 sull’economia locale (curato dal Laboratorio LEL della Cattolica, sotto la responsabilità scientifica del prof. Paolo Rizzi), presentato nel corso della citata “Giornata dell’economia piacentina”, svoltasi in una Sala Corrado Sforza Fogliani gremita di autorità civili e militari e di addetti ai lavori con una nutrita rappresentanza delle Associazioni di categoria piacentine.
Dopo sette anni di interruzione, dal 2022 – su iniziativa della Banca di Piacenza, dell’Università Cattolica e della Camera di Commercio (da quest’anno tra i protagonisti dell’iniziativa come Camera di Commercio dell’Emilia, nata nel 2023 dall’integrazione degli Enti camerali di Piacenza, Parma e Reggio Emilia) – è dunque ripresa la pubblicazione del Rapporto annuale sul sistema economico piacentino, distribuito a tutti gli intervenuti al termine dell’incontro.
IL SALUTO DEL PRESIDENTE NENNA. Il presidente della Banca Giuseppe Nenna (autore della prefazione al Report) ha portato i saluti dell’Istituto di credito ricordando come questo appuntamento, giunto alla terza edizione, «sia già tornato una tradizione che proseguirà anche nei prossimi anni».
GLI INTERVENTI. Il direttore dell’Ufficio studi di Unioncamere Emilia Romagna, Guido Caselli ha posto l’accento sull’invecchiamento della popolazione nella nostra provincia e sul fatto che nel 2024 il valore aggiunto di Piacenza crescerà meno rispetto a quello della regione e del Paese. «È molto importante – ha consigliato – investire nel capitale relazionale, perché maggiore è quest’ultimo, maggiore è lo sviluppo e viceversa». Il prof. Rizzi, direttore del LEL, ha preso in esame i punti di debolezza (quelli in peggioramento: natalità delle imprese, basso numero di iniziative imprenditoriali giovanili, dinamica dei prestiti, infortuni sul lavoro; e quelli in miglioramento: numero di società di capitali, andamento del turismo che cresce) e di forza (anche qui, quelli che migliorano: le esportazioni, la dinamica occupazionale, le imprese straniere, le performance delle imprese leader; e quelli in peggioramento: il Pil, il tasso di disoccupazione, il peso di agricoltura e industria) del sistema Piacenza.
Il vicepresidente della Camera di Commercio dell’Emilia Filippo Cella ha illustrato il ruolo del nuovo ente camerale nato dall’unione delle realtà di Reggio, Parma e Piacenza («la quinta a livello nazionale e la prima dell’Emilia Romagna») come fautore dello sviluppo dei singoli territori «verso i quali si sta dimostrando molta attenzione». La Camera di Commercio dell’Emilia è disponibile a sostenere progetti di sviluppo, per esempio nelle aree dell’Appennino emiliano; ad investire nella formazione in collaborazione con le università; ad investire, e lo sta già facendo, nei processi di digitalizzazione e nella sostenibilità ambientale.
Vittorio Silva, direttore generale dell’Amministrazione provinciale, è dal canto suo tornato sul tema della sopravvivenza dei territori montani, portando come esempio virtuoso di collaborazione (tra Provincia, Comune di Bobbio e Diocesi) per salvare l’Istituto superiore del centro della Valtrebbia, unico rimasto in montagna «e che ha fatto registrare un incoraggiante incremento di iscritti». Il dott. Silva ha poi rimarcato il fatto che la provincia di Piacenza sia stata la prima in regione a dotarsi del Piano Territoriale di Area Vasta e con il voto unanime del Consiglio provinciale e ha concluso indicando due obiettivi trasversali da perseguire per la Piacenza del futuro: «La capacità di fare rete nel nostro territorio e quella di fare squadra con gli altri territori del bacino padano».
La voce delle imprese è stata affidata a Valter Alberici, presidente del Gruppo Allied International, che ha raccontato la sua storia personale di imprenditore (scandita, a partire dagli anni Duemila, da una serie di acquisizioni che hanno fatto crescere l’azienda in modo esponenziale). «Ci siamo specializzati – ha esemplificato – nell’acquisto di aziende che andavano male per cercare di farle andare bene». L’imprenditore si è quindi rivolto ai giovani spiegando che cos’è un’azienda: «La passione che ci metti nel gestirla, nel motivare i tuoi dipendenti, nel migliorare il capitale umano e i processi. L’azienda è passione e sacrificio, è il non mollare mai. I nostri giovani usciranno dalle università preparatissimi, ma dovranno confrontarsi con altri giovani preparati come loro ma che hanno più “fame”. La differenza, allora, la farà proprio la passione e la resilienza che metteranno nel loro lavoro».
LA SITUAZIONE. Oltre alla sostanziale tenuta del valore aggiunto provinciale citata all’inizio, da registrare la crescita dell’occupazione di oltre 4.300 unità, raggiungendo i 129.595 addetti nel 2023, migliorando ulteriormente il tasso di occupazione che ha ormai superato la quota del 70% come l’Emilia Romagna, ben al di sopra della media nazionale (61,5%). Va tuttavia segnalato come il tasso di disoccupazione sia rimasto più elevato della media regionale (6,4% contro 5%) con oltre 8.800 disoccupati in provincia di Piacenza, trainato dai tassi di disoccupazione femminile (8%) e giovanile (circa 20%) più contenuti che nel resto del Paese ma più alti delle aree più evolute del Nord Italia. Preoccupa ancora la notevole quota di contratti a tempo determinato (quasi 40 mila), rispetto a quelli a tempo indeterminato (quasi 10 mila).
Il numero di imprese attive, dopo la modesta crescita del 2022, ha ripreso il proprio andamento di declino ormai decennale con la perdita di 210 unità, con il segno negativo sia nell’agricoltura che nell’industria, a fronte della crescita dei sevizi alle imprese, delle attività professionali e tecniche e delle imprese dei settori dell’intrattenimento, dello spettacolo e dello sport. Si conferma importante il contributo delle imprese straniere (quasi 4000) che crescono di oltre un terzo nell’ultimo decennio compensando il calo continuo delle imprese autoctone (-11% dal 2014).
Sul fronte dei rapporti con l’estero, le esportazioni segnano un’altra annata decisamente fortunata (dopo lo stop del 2022), salendo a 6,5 miliardi di euro con un balzo dell’8,6%, soprattutto grazie all’incremento di vendite in Africa (+25%), in Medio Oriente (prima dello scoppio del conflitto israelo-palestinese) e in Asia. Va sempre depurato il dato delle esportazioni dai flussi attivati dalle piattaforme logistiche del territorio (Piacenza, Castel San Giovanni, Monticelli, Pontenure e Cortemaggiore) che portano all’estero prodotti non locali, ma la crescita delle vendite internazionali dei nostri settori di punta è comunque ragguardevole, a partire dai macchinari (1,2 miliardi di euro), dell’alimentare (603 milioni) e dei mezzi di trasporto merci (279 milioni). La contemporanea riduzione delle importazioni (7,2 miliardi di euro nel 2023) ha migliorato il saldo commerciale che rimane tuttavia negativo nella provincia. In ogni caso, Piacenza ormai da un decennio è diventata tra le prime esportatrici del paese, con una propensione internazionale pari al 55% del Pil locale (36% in Italia).
Il quadro demografico continua a registrare sia luci che ombre, ma con un quadro futuro molto preoccupante: le proiezioni al 2043 prospettano una popolazione di 240 mila abitanti nel caso dello scenario peggiore senza immigrazione.
Dal punto di vista delle componenti sociali ad ambientali dello sviluppo locale Piacenza registra ritardi e criticità. In primis gli infortuni sul lavoro, per i quali il territorio si pone al 98° posto nella graduatoria nazionale, con 16 incidenti mortali o con inabilità permanenti ogni 100 mila occupati, e la mortalità degli incidenti stradali al 97° posto. Ancora gli indici del clima (102°) e le temperature anomale (92°), aspetti ovviamente non solo locali e connessi a cambiamenti epocali anche sovranazionali. Ancora molto insufficiente il numero di laureati (91°) nonostante la presenza in crescita di quattro poli universitari (Università Cattolica, Politecnico, Conservatorio, Università di Parma). Vanno tuttavia enfatizzati anche gli indicatori sicuramente positivi. Dal punto di vista demografico la quota di immigrati regolari sulla popolazione (3° posto in Italia) e il saldo migratorio (5°), così come il numero di imprese straniere (12°). Nell’ambito economico si conferma la ricchezza del territorio, con il terzo posto nella graduatoria nazionale per i depositi bancari per abitante, l’elevato tasso di occupazione (21°) e la forte propensione alle esportazioni (19°). Nella sfera sociale e culturale emerge l’ottimo posizionamento (4° in Italia su 107 province) come indice di qualità della vita dei giovani (nonostante i dubbi sulla significatività di questa misura composta di 12 indici), le buone dotazioni di servizi per il benessere (11°) e di palestre e piscine (9°), così come gli alti indici di lettura come numero di copie di libri vendute (11°) ed infine alcuni indicatori di qualità dell’amministrazione pubblica, come l’illuminazione pubblica intelligente (17°) e le amministrazioni digitalizzate (14°).
Nel settore del credito si assiste anche nel 2023 ad un calo significativo dei depositi bancari (10,5 miliardi di euro) che accompagna la diminuzione dei prestiti (6,3 miliardi), facendo scendere ancora il rapporto depositi-prestiti a 60,5, dato penalizzante per il territorio perché indica la fuoriuscita dei risparmi raccolti dalle famiglie verso altre aree del Paese dove gli investimenti appaiono più dinamici (il dato regionale è infatti pari a 85,5 e quella nazionale a 83,8). La diminuzione del numero di sportelli bancari per numero di abitanti, causata da noti cambiamenti intervenuti negli ultimi anni nel settore creditizio (riduzione dell’uso del contante, crescita del digitale) è continuata anche nel 2023. In provincia di Piacenza questa decrescita è stata molto più lenta rispetto alla situazione regionale e nazionale. Questo risultato positivo per Piacenza è merito anche della politica di sostegno al territorio portata avanti dalla banca locale (Banca di Piacenza).
I TRE NODI STRATEGICI. Il primo nodo strategico su cui concentrare l’attenzione per il futuro del sistema Piacenza è il rapporto tra capitali esterni e interni, ovvero la capacità di coniugare il necessario ricorso a investimenti internazionali per rimanere competitivi sui mercati mondiali e la presenza di imprenditorialità autoctona più sensibile e radicata sul territorio e quindi più “fedele” alle sorti della città e della provincia. Il secondo nodo rilevante riguarda l’emergere di situazioni di povertà e disagio sociale ed economico sempre più diffuse. Nel territorio piacentino l’Osservatorio delle povertà della Caritas ha registrato un incremento consistente nelle richieste di aiuto (mensa, ricovero, vestiti, assistenza psicologica) sia per il moltiplicarsi di casi di bisogno estremo (senza fissa dimora, rifugiati, patologie psichiatriche acute, dipendenze), sia per il diffondersi di situazioni ibride “grigie” legate al nuovo fenomeno dei working poor. Il terzo nodo è rappresentato dalle nuove forme di pianificazione territoriale condivisa. La riorganizzazione dell’architettura istituzionale degli enti locali (riforma della Provincia) e delle autonomie funzionali (Camera di Commercio dell’Emilia) dovrà tradursi in modelli moderni e innovativi di progettazione collettiva. Anche il ruolo delle Associazioni di categoria, rinnovate negli ultimi anni come classe dirigente, dovrà contribuire al coordinamento delle iniziative collettive in modo cooperativo e innovativo. Il 2024 è anche l’anno di approvazione del nuovo Piano Territoriale di Area Vasta di Piacenza che ha proposto come vision di sviluppo una “provincia attraente, snodo territoriale ed eccellenza nel sistema padano”. Da un lato emerge l’urgenza di superare il modello della “capitale della logistica”, per contenerne le diseconomie esterne di tipo ambientale e sociale, dall’altro per riconoscere il valore strategico delle vocazioni storiche del territorio (meccanica avanzata, agroalimentare, raccorderia, materiali da costruzione). Infine il problema dell’equilibrio territoriale, per rispondere alla domanda di sostegno (economico, sociale, istituzionale) da parte dei territori montani, da decenni schiacciati da processi di spopolamento e desertificazione produttiva e residenziale sempre più evidenti.
Le nuove sfide del sistema piacentino sono quindi legate allo sviluppo di una “intelligenza collettiva” capace di rendere sostenibile lo sviluppo locale, ovvero accompagnare la crescita competitiva delle imprese del territorio, rispondere ai nuovi bisogni sociali delle fasce deboli, attivare percorsi di resilienza nelle aree interne e montane della provincia.
RINGRAZIAMENTI. Al termine del Report l’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Piacenza, “ringrazia il presidente del Consiglio di amministrazione della Banca di Piacenza, Giuseppe Nenna, per aver sostenuto l’organizzazione della Giornata dell’Economia Piacentina ed i componenti del Comitato di indirizzo e di coordinamento, Eduardo Paradiso, Domenico Capra, Michelangelo Dallariva, Vittorio Silva, per il prezioso lavoro di accompagnamento nel percorso di analisi e di ricerca. Un sincero ringraziamento anche a Valter Alberici, Renato Velli, Andrea Grieco, Alfredo Repetti, Hani Boktor, Luca Groppi, Pierangelo Romersi, che hanno partecipato agli incontri di approfondimento settoriali sul comparto della raccorderia e del turismo. Grazie a loro il rapporto sul sistema economico piacentino si è arricchito anche di valutazioni e previsioni difficilmente ricavabili dalle statistiche ufficiali. Ancora un riconoscimento anche ai direttori e referenti delle Associazioni di categoria Confcommercio, Confesercenti, Confindustria, Confapi, Libera Artigiani, Unione Provinciale Artigiani, Lega Cooperative e Confcooperative, per aver facilitato l’incontro con gli operatori economici soci delle loro organizzazioni. Infine, ma non ultimo segnaliamo il contributo dell’Ufficio Studi di Unioncamere Emilia Romagna nelle persone del suo direttore Guido Caselli e di Mauro Guaitoli, per aver condiviso dati, ricerche e analisi e così arricchito in modo significativo il presente rapporto”.