Rubato 46 anni fa e ritrovato dai carabinieri, torna alla Galleria Alberoni un grande quadro seicentesco

E' stato presentato oggi alla stampa dopo una delicata e lunga fase di restauro. Originariamente attribuito a Bernardo Strozzi sarebbe invece opera di Giovanni Peruzzini, detto l'Anconetano

Il vescovo diPiacenza ammira il quadro ritrovato dai carabinieri

Così come Ritratto di Signora non è l’opera più bella fra le tante dipinte da Klimt allo stesso modo “Isacco cieco che benedice Giacobbe” è un’onesta tela seicentesca lontana dal potersi definire un capolavoro. Entrambi i dipinti però condividono un destino che li rende a modo loro unici essendo stati rubati da musei  piacentini e ritrovati a distanza di decenni, quando tutti avevano perso le speranze di riaverli “a casa”. Questa mattina presso la Sala degli arazzi del Collegio Opera Pia Alberoni di Piacenza è stato presentato alla stampa e ad un selezionato gruppo di autorità ed invitati il quadro che, con estrema bravura, i carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Udine, hanno rintracciato e sequestrato, restituendolo infine alla galleria di San Lazzaro.

L’opera fu donata al Collegio Alberoni nel 1968 dal commendator Oreste Carini, antiquario, titolare della Galleria Vecchia Piacenza” come simbolo di “gratitudine verso la mano di Dio per averlo sostenuto nel corso della sua vita, al Collegio Opera Pia Alberoni quale luogo ideale per conservare e valorizzare le Belle Arti”.  In quel tempo la tela fu descritta come “…Un magnifico Bernardo Strozzi rappresentante Isacco cieco che benedice Giacobbe … sotto le false spoglie di Esaù architettate dalla madre Rebecca, proprio al momento dell’arrivo di Esaù dalla caccia, carico di quella selvaggina che avrebbe dovuto meritargli le copiose benedizioni paterne…”.

Esattamente dieci anni dopo, nel 1978, il dipinto esposto nei corridoi del collegio, venne rubato nottetempo da ignoti ladri che si introdussero all’interno dell’edificio dopo aver scassinato due cancelli. Quarantatre anni dopo, nel 2021, i militari del Nucleo Carabinieri TPC di Udine, guidato dal maggiore Alessandro Volpini, controllando alcuni cataloghi in preparazione del Mercante in Fiera di Parma riconobbero la tela e la sequestrarono presso un antiquario di Trento, con sede anche a Mantova, che l’aveva acquistata, per alcune migliaia di euro, dal figlio 40enne di un industriale milanese da poco deceduto. Era stata messa in vendita insieme a vari mobili ed altri oggetti.

Attraverso varie expertise fotografiche è stata stabilita la precisa corrispondenza fra il quadro rubato e quello recuperato. In più un anziano prelato, ancora presente presso il collegio, ricordava personalmente le caratteristiche della tela rubata.

La procura della Repubblica di Trento, concordando con l’ipotesi investigativa, aveva emesso un provvedimento di sequestro per il reato di ricettazione anche se, di fatto, la posizione del venditore, è stata poi archiviata in quanto è stata dimostrata la buona fede nel ricevere il dipinto e rimetterlo in vendita.

Il quadro era in precarie condizioni di conservazione e per questo fu subito  affidato in custodia giudiziaria all’Opera Pia Alberoni per evitare che le muffe lo danneggiassero ulteriormente. Successivamente, la Procura Tridentina ha emesso un provvedimento di dissequestro e restituzione del dipinto che con la cerimonia odierna è tornato nuovamente a far parte della collezione del collegio Alberoni.

I lunghi lavori di recupero hanno anche permesso di appurare che il dipinto è incompiuto come si può dedurre da alcuni panneggi non terminati o dai visi di Rebecca e Giacobbe solo tratteggiati e non è l’unica particolarità emersa: lungo la sua storia è stato “adattato” ad una cornice più grande di quella originaria, quella attuale. E’ stato così tolto dal telaio e disteso ma non essendo comunque grande a sufficienza sono state aggiunte strisce ricavate da un altro dipinto, un’ascensione. Inoltre durante un qualche remoto  restauro è stato sostituito l’originario verde del baldacchino con del nero che era quasi certamente la base della malachite, confuso con il colore finale.

In una sequenza di colpi di scena si è anche scoperto che (purtroppo) la attribuzione originaria a Bernardo Strozzi era sbagliata. Come ha spiegato Angelo Loda (attualmente alla Soprintendenza ABAP di Bergamo e Brescia, ma in precedenza funzionario di quella di Parma e Piacenza) sono stati consultati vari esperti per venire a capo di questo dipinti che aveva un po’ somiglianze con la scuola genovese e con quella emiliana ma non era ascrivibile a nessuna dei due. Attraverso il confronto con esperti del settore, avvenuto anche via social su gruppi Facebook, pian piano ci si è avvicinati alla scoperta dell’autore. L’esperto di Parma Alberto Crispo, una vera autorità con immense conoscenze, ha riconosciuto la mano di Giovanni Peruzzini, detto l’Anconetano, “pittore errante” appartenente ad una famiglia di artisti marchigiani. Tesi che sarebbe suffragata anche da una scritta emersa sul retro della tela durante il restauro dove si legge “G.Perv” probabilmente la parte sopravvissuta della firma completa G.Pervzzini (la v era usata al posto della u).

Se il “cold case”del furto – come ha ricordato il comandante provinciale dei carabinieri Pierantonio Breda – è stato risolto ed il quadro restituito alla comunità piacentina or resta da ricostruire in maniera definitiva la storia, certamente travagliata del dipinto e chissà che non diventi materia per una qualche tesi. Intanto, come ha sottolineato il padrone di casa, Giorgio Braghieri, presidente dell’Opera Pia Alberoni, quella di oggi è stata una giornata di festa per accogliere il quadro 46 anni dopo la sua sparizione.

 

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Carlandrea Triscornia
Giornalista professionista si è laureato in giurisprudenza presso l’Università di Bologna. Ha inoltre ottenuto il Diploma in Legal Studies presso la Cardiff Law School - Università del Galles (UK). Ha iniziato la sua carriera come collaboratore del quotidiano di Piacenza Libertà. Dopo un corso di giornalismo radiotelevisivo ha svolto uno stage presso l’emittente Telereggio divenendone prima collaboratore e poi redattore. Successivamente ha accettato l’incarico di direttore generale e direttore editoriale di Telecittà emittente regionale ligure, dove ha lavorato per tre anni. E’stato quindi chiamato dalla genovese Videopiù ad assumere il ruolo di responsabile delle sedi regionali di SkyTG24 affidate in outsourcing alla stessa società. Trascorsi cinque anni è rientrato nella nativa Piacenza avviando una attività imprenditoriale che lo vede tuttora impegnato. Ha fondato PiacenzaOnline, quotidiano di Piacenza di cui è direttore responsabile. Ha collaborato con l’Espresso e con Avvenire oltre che con Telemontecarlo - TMC News come corrispondente dall’Emilia ed ha lavorato come redattore presso Dodici-Teleducato Parma. Appassionato di Internet e di nuove tecnologie parla correntemente inglese. Sposato, ha due figli.

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