Nuova personale a Trieste per l’artista piacentino Federico Arcuri

La mostra si intitola “La solitudine delle attese” e si terrà dal 29 giugno al 29 agosto presso la galleria Spazio FogArt

Nuova importante personale per l’artista piacentino Federico Arcuri le cui opere saranno in esposizione dal 29 giugno al 29 agosto presso la galleria Spazio FogArt di Trieste (Via del Lazzaretto Vecchio, 15).

La mostra intitolata “La solitudine delle attese” è a cura di Francesca Schillaci. Qui di seguito la presentazione del catalogo.

«Si potrebbe parlare di alterazione della realtà, ma è preferibile definirla una rappresentazione della verità, sempre soggettiva, dalla quale l’artista ricava un messaggio per il suo linguaggio pittorico. Per farlo, è necessario un esercizio quasi maniacale di osservazione, un atteggiamento di totale disposizione verso l’immagine ritratta e l’immagine che verrà dipinta. La città rappresenta il luogo in cui si compie la fissazione dell’opera grazie alle eleganti geometrie dello spazio e all’interpretazione delle architetture del paesaggio urbano che, a loro volta, si tramutano in un palcoscenico di contraddizioni esistenziali, legate tra loro da un flusso quasi spettrale di corpi umani, resi immutabili nella loro transitorietà. La scelta cromatica del bianco e nero, reso altero dalle sfumature che esprimono atmosfere sospese, ci racconta la convivenza degli opposti, una ricerca ossessiva di un equilibrio nei gesti umani, che l’artista brama, scava, ama e poi rinnega, rifiuta, rigetta.

L’accettazione, il riconoscimento dell’altro da sé sono una prerogativa dell’osservazione dell’artista tanto quanto la sua negazione. Nella costante ricerca di un senso, si perde di vista l’essenza della nostra permanenza, che altro non è che una continua contraddizione esistenziale, l’anima della natura umana sempre alla ricerca di una ratio che l’artista sa trovare invece dentro l’accettazione del non senso.

È da qui che nasce il perfetto equilibrio che Federico Arcuri sa consegnare alla tela: la fluente permanenza dentro uno stato di sospensione e di accettazione dell’opposto, permette all’artista di raggiungere il suo centro fino a creare la necessaria dimensione etica ed estetica che contraddistingue l’anima dell’osservatore dal corpo dell’osservato. La permanenza, dunque, diventa una condizione precaria se non è accompagnata dalla transitorietà dell’esistenza. L’alienazione derivante dagli esseri umani in movimento è alimentata dalla staticità austera della città in tutta la sua magnificenza, mentre i corpi scissi da un’architettura urbana lasciano un senso di straniamento, di perdizione. Una straordinaria manifestazione di molteplici solitudini gravide di attesa, ognuna diversa eppure riflesso di un inconscio collettivo reso accessibile dal gesto pittorico dell’artista.

Flussi di persone in movimento. Si incrociano, alcune si conoscono, altre si ignorano. Un fluire continuo di masse scandisce un tempo dentro uno spazio, la città, che diventa la cornice di un racconto. Immobilizzare un attimo fuggente, un frammento di transitorietà è uno dei talenti di Federico Arcuri che in questa esposizione offre all’osservatore la possibilità di una permanenza nata dall’osservazione della frenesia, dal movimento automatico di corpi diretti ovunque e in nessun luogo allo stesso tempo. Per riportare questa rapidità dell’azione, tanto quanto l’attenta osservazione dello sguardo, Federico Arcuri scatta delle fotografie per immortalare un frangente e poterlo scavare. Attraverso la pittura in acrilico, dipinge in un secondo momento la sua interiorizzazione dello scatto, la sua percezione dell’istante, fino a farlo diventare un’ossessione».

Federico Arcuri è nato a Vlaardingen, in Olanda, nel 1963. Vive e lavora a Piacenza.

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