Sempre più in salita il futuro del nuovo ospedale di Piacenza

La Regione stanzierà solo metà dei fondi necessari. Il resto dovrebbe venire dai privati (ammesso che si trovino). Una soluzione non priva di criticità e che lascia aperti tanti interrogativi

Sala operatoria

Nonostante i toni trionfalistici del presidente della Regione Emilia Romagna, seguiti dalle rassicurazioni fornite dalla direttrice dell’Ausl di Piacenza durante la a Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria, la più prosaica realtà dei fatti è che manca all’appello circa il 50% dei fondi necessari per la costruzione del nuovo ospedale di Piacenza.

Quando Stefano Bonaccini promise all’allora sindaco di Piacenza i fondi necessari per erigere il nuovo nosocomio e durante la presentazione del progetto preliminare, mai si parlò del coinvolgimento di privati che avrebbero dovuto coprire metà dei costi.

Una novità emersa circa un mesetto fa allorquando la Giunta regionale ha approvato il programma pluriennale di investimenti in sanità. Solo a questo punto si è scoperto che dei 296  milioni preventivati (al momento) ben 160milioni e 331mila euro dovranno “saltare fuori” da “parternariato pubblico privato”, che tradotto in linguaggio corrente vuole dire trovare un partner privato disposto a sborsare una cifra di tutto rispetto, in cambio di una contropartita al momento solo immaginabile.

Qualche anno fa si chiamava project financing poi l’inglesismo pare essere passato di moda ma il concetto è rimasto immutato: il privato mette i soldi per costruire un parcheggio, una piscina o un ospedale ed in cambio si tiene parte o tutti gli incassi derivanti dal servizio che viene offerto. Nel caso dell’ospedale l’ipotetico finanziatore potrebbe insomma aprire i cordoni della borsa in cambio della gestione esclusiva e pluriennale dei servizi di mensa, di pulizia, di parcheggio, di manutenzione etc..

Un sistema che permetterebbe al pubblico di risparmiare nell’immediato ma che lo espone anche a qualche rischio. Cosa succederebbe se per esempio lo standard dei servizi offerti non soddisfasse l’azienda sanitaria?

Come dimostra la lunghissima vicenda del parcheggio di piazza Cittadella, ancora lontano dalla partenza, il project financing non sempre fila liscio ed impantanarsi nei meandri contrattuali è un attimo.

Anche il battagliero Coordinamento Provinciale su Sanità e Medicina Territoriale attraverso un comunicato ha espresso una serie di perplessità sulla vicenda.

Il nuovo ospedale: una strana parabola

«Bardasi, direttrice generale di Ausl Piacenza ha affermato in CSST che l’accordo di partenariato col privato “Sostituisce il mutuo, ed è più conveniente e meno rischioso. Ormai nessun ospedale viene costruito interamente con soldi pubblici “.

In altre parole riconosce che le promesse fatte in questi anni dalla Regione sull’investimento non hanno gambe sufficienti. Ora, se vogliamo il nuovo ospedale (ma molti cittadini dubitano che  sia la scelta più urgente da compiere per difendere e rilanciare il servizio sanitario pubblico in provincia) bisogna ricorrere ai privati per 160 milioni, una cifra che supera il 50% dei costi attuali.

Dove sta la convenienza per le casse pubbliche? 

Non si sa chi saranno i privati interessati né i termini del contratto con cui verrà avviato il project financing, però è certo che da questo contratto i privati si aspetteranno una adeguata remunerazione della loro partecipazione all’investimento.

• Quale interesse sarà concordato sul prestito, che in partenza sarà di 160  milioni e destinato a crescere visti i tempi lunghi del cantiere.

• Quali attività i privati otterrano nell’affidazione diretta di servizi (come manutenzione, gestione parcheggi e servizi interni come mensa, pulizie, spazi commerciali e pubblicitari, informatizzazione, acquisto e gestione di arredi e attrezzature medicali) e quale remunerazione sarà loro riconosciuta per la gestione di questi servizi.

Parliamo di una remunerazione per servizi che, affidati al privato, peseranno ulteriormente sui costi di gestione a carico del pubblico. Ad ora, la direttrice Ausl ha decantato i pregi della modalità project financing prima di spiegare e rendere pubblici i  termini di un contratto di là da venire.

E’ vero che altrove, come nella regione Veneto il partenariato con i privati è già stato sperimentato. Ma con quali risultati?

Per esempio il nuovo ospedale dell’Ausl dell’ AltoVicentino, realizzato in accordo di partenariato con la società privata Summano Sanità (cioè una finanziara costituita dalle società Palladio Finanziaria, Mantovani, Gemmo, Coop. di Carpi) sta dimostrando come l’obiettivo di garantire la concordata remunerazione a favore del privato stia notevolmente pesando sulle disponibilità di Ausl per investimenti in sanità.

E’ chieder troppo che la proposta di contratto di partenariato sia resa pubblica nei dettagli prima di definirla vantaggiosa? Si tratta di una forte esposizione di risorse pubbliche. Sarebbe bene mettere cittadini ed amministrazioni in condizione di valutarne la convenienza. In gioco c’è la tenuta del SSN per i prossimi anni. Il percorso accidentato dell’ospedale si complica. E’ il caso di riproporre la domanda sulle priorità.

E’ proprio urgente realizzare un nuovo ospedale, viste le scarse risorse disponibili ? Non sarebbe meglio usare queste risorse per potenziare la rete ospedaliera provinciale, fortemente ridimensionata in questi ultimi anni, ed investire finalmente nella medicina territoriale (non solo in muri, ma anche in personale e dotazioni)?

Urgente è oggi rispondere alle carenze denunciate dai cittadini, per le lunghe liste di attesa per viste, esami e ricoveri, avvicinare sul territorio le prestazioni specialistiche per ridurre i forti disagi dovuti ai lunghi spostamenti, ripristinare i PS là dove sono stati smantellati, contenere il sempre maggiore ricorso alla sanità privata.

Urgenze queste che sarebbero risolvibili con meno risorse di quelle previste per il nuovo ospedale e con ricadute immediate e subito percepite dai cittadini, che con queste urgenze fanno i conti tutti i giorni”.

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